Migranti: don Sciortino (Vita pastorale), “una resa e una sconfitta” il rinvio di “una legge giusta e di civiltà”

“Gli stranieri, e i loro figli, non sono solo una ‘scomodità’. Se ben gestiti, nella sicurezza e nella legalità, si trasformano in una grande risorsa, di cui il Paese ha bisogno e non può più fare a meno. Una risorsa sia economica che demografica. Basterebbe solo anteporre agli egoismi di parte gli interessi della nazione”. Così scrive il direttore di Vita Pastorale, don Antonio Sciortino, in un articolo che appare sul numero di ottobre del mensile paolino, a proposito dell’accantonamento della legge sullo ius soli in Parlamento. Dopo aver stigmatizzato la speculazione politica di chi mescola la legge con lo sbarco dei profughi e con il terrorismo, Sciortino precisa: “Una miopia politica, tutta italiana, masochista e priva di una visione di futuro, costringe questi ragazzi a crescere senza diritti e con sentimenti di ostilità nei confronti del Paese che li ospita”. Un Paese, sottolinea il direttore del mensile, che “si avvia a una sorta di suicidio demografico” e che agisce in modo schizofrenico, perché pretende dai nati in Italia quello che “non pretende dai discendenti dei nostriemigrati all’estero. Questi non parlano la nostra lingua, spesso non amano neppure l’Italia, non riconoscono le nostre istituzioni, non paganole tasse da noi… eppure abbiamo dato loro la cittadinanza, possono votare e avere i loro rappresentanti in Parlamento”. Don Sciortino definisce “una resa e una sconfitta” il rinvio di “una legge giusta e di civiltà… quel che è nell’interesse del Paese è affossato per giochi politici: una merce di scambio da usare nelle trattative”.

 

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