Settimana sociale cattolici trevigiani: Prodi, “lavoro messo in crisi da globalizzazione e tecnologie”

FotoFilm/La vita del popolo

“Pensate all’Italia durante il Rinascimento. Eravamo i primi in tutto: arte, tecnica, ingegneria… Poi è arrivata la prima globalizzazione, cioè la scoperta dell’America. Non eravamo attrezzati, per esempio l’Arsenale di Venezia non riusciva a costruire le grandi caravelle… E per quattro secoli l’Italia è sparita dalle carte geografiche. Oggi l’Europa è come l’Italia del Rinascimento. Gli Stati nazionali sono come i piccoli Stati italiani. E le attuali caravelle si chiamano Google, Amazon, Alibaba… Sono tutte cinesi o americane. Capite il rischio che sta correndo l’Europa?”. Lo ha affermato l’ex presidente del Consiglio e della Commissione europea Romano Prodi, intervenendo ieri sera a Treviso alla prima serata della trentunesima Settimana sociale dei cattolici trevigiani, promossa dal settimanale “La vita del popolo”, dall’Azione cattolica e dall’Ufficio diocesano di pastorale sociale, e intitolata “Lavoro dell’uomo e per l’uomo”.
Prodi, rispondendo alle domande del giornalista della “Vita del popolo” Bruno Desidera, ha affrontato il tema “Il lavoro che cambia: le nuove sfide per la società e le istituzioni”, ma ha anche parlato a ruota libera di numerosi temi d’attualità, di fronte a circa settecento persone.
Proprio globalizzazione e lo sviluppo delle tecnologie, entrambi fenomeni presenti nella metafora delle caravelle, sono secondo Prodi gli elementi che “hanno messo in crisi il lavoro oggi in Occidente. Da una parte si è assistito ad una nuova concorrenza di tre miliardi di persone. Dall’altra, e questa è la parte più delicata, assistiamo ad una rivoluzione tecnologica che distrugge un’enormità di posti di lavoro. Le altre rivoluzioni industriali, in passato, hanno distrutto posti di lavoro ma poi ne hanno creati molti di più. Invece l’attuale rivoluzione cancella posti di lavoro e ne crea molto lentamente. Inoltre, a questi due fattori, si aggiunge una sempre più ineguale distribuzione del reddito. Si può uscirne solo con una crescita solida”, suscitata da una guida politica forte. In effetti, secondo il professore, “la crescente diseguaglianza nasce dalle scelte della Thatcher e di Reagan negli anni ‘80. All’epoca si teorizzò anzi che la diseguaglianza era un bene e noi ormai ci siamo abituati a tale fenomeno, nessuno protesta più”.

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