Pace: mons. Gallagher all’Onu, “fare un passo indietro dall’escalation militare”

“Fare un passo indietro decisivo e urgente dall’attuale escalation militare”. È l’appello lanciato da mons. Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, nell’intervento pronunciato ieri, in qualità di capo delegazione della Santa Sede, alla 72ª Sessione dell’Assemblea dell’Onu in corso a New York sulla pace e una vita dignitosa sul piano sostenibile. “Il dovere di prevenire le guerre e i conflitti violenti è una componente essenziale della responsabilità di proteggere”, si legge nel testo diffuso oggi dalla Sala Stampa della Santa Sede: “I Paesi più grandi e che hanno una più forte tradizione di rispetto dei diritti umani dovrebbero essere i primi a mettere in campo generose azioni di pacificazione”, usando “tutti i mezzi politici e diplomatici di mediazione per evitare l’indicibile”: “Niente è perduto con la pace, tutto è perduto con la guerra”, ha detto l’esponente vaticano citando le parole di Pio XII alla vigilia della Seconda Guerra mondiale. A questo proposito, Gallagher ha citato i più importanti e drammatici focolai di guerra nel mondo: lo Yemen, dove è in atto “una catastrofe umanitaria di proporzioni apocalittiche”, la Siria, dove “la tragedia della guerra continua a crescere di giorno in giorno” e richiede “un cessate il fuoco immediato” e dove “il tavolo di negoziazione dell’Onu è l’unica precondizione per il rispetto dei diritti umani e dei principi di accesso all’assistenza”. Poi le “divisioni politiche e l’instabilità” in Venezuela, con la sua crisi umanitaria e le “complesse tensioni politiche e diplomatiche” nella penisola arabica, fino al Medio Oriente, dove è sempre più necessario garantire la coesistenza pacifica dei due Stati, e alla necessità di porre fine alle violenze nella Repubblica democratica del Congo e nella Repubblica Centrafricana. Senza contare, ha aggiunto Gallagher, l’altro “conflitto silenzioso” che si consuma nel mondo: quello del narcotraffico, che genera “forme di corruzione” che si insinuano in ogni branca della società, mettendo a rischio la “credibilità delle nostre istituzioni”. Infine, il terrorismo, che richiede “misure più coese e coerenti” a livello internazionale.

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