Consiglio permanente Cei: card. Bassetti, accogliere migranti è “primo gesto”, ma serve “responsabilità”. Sì a “corridoi umanitari”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“Promuovere una pastorale per i migranti significa difendere la cultura della vita in almeno tre modi: denunciando la tratta degli esseri umani e ogni tipo di traffico sulla pelle dei migranti; salvando le vite umane nel deserto, nei campi e nel mare; deplorando i luoghi indecenti dove troppo spesso vengono ammassate queste persone”. Lo ha detto oggi, a Roma, il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, nella sua prima prolusione al Consiglio episcopale permanente. “I corridoi umanitari – nei quali la Chiesa italiana è impegnata in prima persona – sono necessari per dare vita ad una carità concreta che rimane nella legalità”, ha sottolineato menzionando i quattro verbi che Papa Francesco “ha donato alla Chiesa per affrontare la grande sfida delle migrazioni internazionali” – “accogliere, proteggere, promuovere e integrare” – e ricordando che “la Chiesa cattolica si è sempre occupata dell’ospitalità del forestiero e del migrante. E lo ha fatto non certo per un’idea politica o sociale, ma per amore di ogni persona”. “Oggi questa sfida antica si ripropone con tratti nuovi”, la tesi di Bassetti, secondo il quale “lo sguardo profetico di Papa Francesco ha il merito storico di aver tolto i migranti da quella cappa di omertà in cui erano stati confinati dalla globalizzazione dell’indifferenza e di averli messi al centro della nostra attività pastorale”. “Il primato dell’apertura del cuore al migrante ci fa guardare oltre le frontiere italiane”, ha proseguito Bassetti: “Ci invita a intensificare la cooperazione e l’aiuto allo sviluppo al Sud del mondo, per far risorgere tra i giovani la speranza di un futuro degno nella propria patria. È una linea su cui si muove da tempo la Cei, sostenendo numerosi progetti di sviluppo e, recentemente, con la campagna Liberi di partire, liberi di restare”. Se accogliere è “un primo gesto”, c’è però “una responsabilità ulteriore, prolungata nel tempo, con cui misurarsi con prudenza, intelligenza e realismo”, ha precisato il presidente dei vescovi italiani citando le parole pronunciate dal Papa sull’aereo di ritorno dalla Colombia: per affrontare la questione migratoria occorre anche “prudenza, integrazione e vicinanza umanitaria”, il che richiede la capacità di affrontare tale processo “con grande carità e con altrettanta grande responsabilità salvaguardando i diritti di chi arriva e i diritti di chi accoglie e porge la mano”.

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