Amoris Laetitia: don Gentili (Cei), “mi piace immaginarvi come Chiesa in uscita”. Parola chiave “accompagnamento”

“Per investire nel cantiere dell’Amoris Laetitia” la parola chiave è “accompagnamento e chiede un nuovo volto di parrocchia che corrisponda allo spirito conciliare”. Non ha dubbi don Paolo Gentili, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale familiare della Cei. All’incontro odierno dei rappresentanti delle associazioni e dei movimenti che si occupano di famiglia, Gentili spiega che “la Chiesa è fatta di famiglie che le possono dare un volto nuovo” e delinea il “cantiere” avviato nelle diverse diocesi dall’esortazione apostolica di Papa Francesco grazie alla “fantasia della carità coniugale”. Dal Centro di formazione familiare Betania di Roma al Servizio pastorale voluto a Modena dal vescovo Erio Castellucci per andare incontro a chi “nello spezzarsi del vincolo è assetato di speranza”. “Non c’è spiritualità distinta dall’impegno sociale”, avverte Gentili, e questo si traduce ad esempio nella “Casa della Divina Misericordia” di Capua, realizzata dai gruppi famiglia della diocesi per offrire pasti e ospitalità ai senza tetto, mentre nei baraccati di Fondofucile, in periferia di Messina, è sorto “un Centro gratuito di consulenza giuridica per custodire i diritti della povera gente”. E ancora: l’impegno di accompagnare “famiglie che vivono l’esperienza di avere al loro interno persone con tendenza omosessuale”, assunto dal vescovo di Parma Enrico Solmi. Ma Amoris Laetitia “chiede soprattutto di vivere le stagioni della famiglia come una festa, da celebrare insieme nella comunità”. “Mi piace immaginarvi – dice don Gentili ai partecipanti all’incontro riecheggiando l’Evangelii Gaudium – come ‘Chiesa in uscita’ capace di prendere l’iniziativa, coinvolgersi, accompagnare, fruttificare e festeggiare”; ed anche “beata”, capace di “disinteressato interesse” e di “abitare in umiltà”, secondo i “tre sogni” consegnati dai tavoli dei giovani al Convegno ecclesiale di Firenze.

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