Processo in Vaticano: conclusa quinta udienza, la prossima il 2 ottobre

La quinta udienza del processo per la distrazione di fondi della Fondazione Bambino Gesù è iniziata alle 14.45 e finita alle 20.35. Lo ha riferito il gruppo di giornalisti del “pool” ammesso in aula. Erano presenti i due imputati, Giuseppe Profiti e Massimo Spina, e quattro testimoni: Marco Bargellini, Paolo Mennini, Paolo Cipriani e Massimo Tulli. La prossima udienza è prevista il 2 ottobre alle 11.30, e si prevede di chiudere il processo entro quella settimana. Dopo la lettura dei verbali, è stato interrogato il primo teste, Marco Bargellini, ingegnere responsabile del servizio edilizio del Governatorato, che si è soffermato sulla “singolarità” e sulla “anomalia” nel modo in cui sono stati eseguiti i lavori di ristrutturazione dell’attico del cardinale Bertone. Per i preventivi superiori a 50mila, infatti, la procedura del Governatorato prevede una gara di appalto dove ci siano almeno tre ditte con le qualificazioni necessarie, iscritte in un registro di abituali fornitori del Governatorato. Nel caso specifico dell’attico del card. Bertone, invece, nell’ottobre 2014 quest’ultimo ha depositato un progetto fatto dall’ architetto Toscani per lo studio Castelli Re: al posto della gara d’appalto, Bertone ha comunicato direttamente al presidente del Governatorato, il cardinale Giuseppe Bertello, che i lavori li avrebbe eseguiti la ditta Castelli Re, e che sarebbero stati poi pagati direttamente dal beneficiario di essi, cioè lo stesso cardinale Bertone, anche questa una procedura senza precedenti. La Castelli Re ha presentato un preventivo complessivo di 615mila euro, subito scontati del 50%: la cifra che il Governatorato doveva anticipare era dunque di 354mila euro per l’appartamento e 179mila euro per il lastrico solare, cui andavano aggiunte anche 20mila euro di spese iniziali per le colonne portanti dei lavori di ristrutturazione. Per i lavori che hanno riguardato l’appartamento dell’ex segretario di Stato, 425 metri quadrati in tutto – ha riferito Bargellini – c’era un apposito staff tecnico e venivano fatti controlli giornalieri sul cantiere. Dopo Bargellini, sono stati sentiti gli altri tre testi, tutti convocati da Alfredo Ottaviani, l’avvocato di Spina. La domanda del promotore Zannotti è stata per tutti la stessa: da quando conoscevano Spina e se quest’ultimo avesse autorità di firma. Paolo Cipriani e Massimo Tulli, all’epoca entrambi allo Ior, hanno risposto in senso negativo, spiegando che solo il presidente della Fondazione Bambino Gesù, Giuseppe Profiti, deteneva il potere di firma. Paolo Mennini, delegato dell’Apsa, ha risposto che Spina aveva a che fare con l’Apsa per decidere gli investimenti, ma che il potere di firma spettava solo al presidente della Fondazione Bambino Gesù.

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