Papa Francesco: al Ccee, “20 buone pratiche per dare risposte e dialogare con i governi”

foto SIR/Marco Calvarese

Papa Francesco ha invitato oggi i direttori nazionali della pastorale per i migranti di tutta Europa a “utilizzare, completare e approfondire”  i 20 punti di azione o “buone pratiche” che caratterizzano la risposta della Chiesa ai bisogni dei migranti e rifugiati. Ne ha parlato durante l’udienza in occasione dell’incontro promosso dal Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee) dal 21 al 23 settembre a Roma. Prima ha ricordato loro i punti salienti del suo Messaggio per la Giornata mondiale del migrante e rifugiato del prossimo anno, articolato attorno a quattro verbi: “Accogliere, proteggere, promuovere, integrare”. Il verbo “accogliere”, ha spiegato, “si traduce poi in altri verbi quali ampliare le vie legali e sicure di ingresso, offrire una prima sistemazione adeguata e decorosa e assicurare a tutti la sicurezza personale e l’accesso ai servizi di base”. Il verbo “proteggere” significa ” offrire informazioni certe e certificate prima della partenza, difendere i diritti fondamentali dei migranti e rifugiati indipendentemente dal loro status migratorio e vegliare sui più vulnerabili, che sono i bambini e le bambine”. “Promuovere” indica “garantire le condizioni per lo sviluppo umano integrale di tutti, migranti e autoctoni” mentre il verbo “integrare” si traduce nell’apertura di “spazi di incontro interculturale”, arricchimento reciproco e promozione di “percorsi di cittadinanza attiva”. Nel Messaggio il Papa accenna all’importanza dei Patti globali che gli Stati si sono impegnati a redigere e approvare entro la fine del 2018. A questo scopo la Sezione Migranti e rifugiati del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale ha preparato 20 punti di azione “che le Chiese locali sono invitate ad utilizzare, completare e approfondire nella propria pastorale”, ha esortato il Papa: punti fondati sulle “buone pratiche” che “caratterizzano la risposta tangibile della Chiesa ai bisogni dei migranti e dei rifugiati” e “utili per il dialogo che le varie istituzioni ecclesiali possono avere con i rispettivi governi in vista dei Patti globali”.

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