Papa in Colombia: Kelly Hincapie (giurista), “le Farc hanno ammazzato mio padre. Perdonare però è necessario”

Kelly Fernanda Hincapie Marroquín

La presenza del Papa? “Una grande speranza e opportunità per la Colombia”. È questo il giudizio della giovane Kelly Fernanda Hincapie Marroquín, intervistata dal Sir nell’ambito di un’inchiesta sulle vittime del conflitto colombiano e la riconciliazione. Laureata in legge ed esperta in diritti umani, vive oggi a Bogotá, ma proviene da uno dei dipartimenti dove il conflitto ha fatto più vittime, il Caquetá, zona amazzonica nel sudest del Paese e precisamente dal municipio di El Paujil. Nel 1993, quando aveva due anni, le Farc hanno ucciso il papà. Per anni ha assistito alle scorribande della guerriglia, e poi a quelle dei paramilitari. La sua voce è ancora carica di emozione quando racconta la sua terribile infanzia e adolescenza: “C’erano morti ogni giorno, negli anni della presidenza Uribe ci fu un’ondata di violenza impressionante. Esercito e guerriglia si fronteggiavano in mezzo alla gente, non sapevamo dove scappare, correvamo da una stanza all’altra. Ogni tanto arrivava il cosiddetto aereo fantasma, con il suo carico di morte”. Anche a causa di quello che ha visto, di tante violenze, torture, violazioni di diritti, Kelly si è laureata in giurisprudenza a Florencia, capoluogo del Caquetá, e sta ancora studiando per specializzarsi, lavorando nel contempo come avvocata alla Defensoría Militar. In questi anni la giovane ha maturato una convinzione: il futuro della Colombia nasce dalla vita quotidiana, dal lavoro, dalla famiglia… “È stata dura crescere senza il papà. Ora, però, tutti i colombiani devono contribuire con il loro piccolo granello, la pace e la riconciliazione partono della famiglia, che è la cellula fondamentale della società. Perdonare è necessario, anche se l’accordo ha dato troppe garanzie agli ex guerriglieri”.

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