Creato: mons. Spreafico (Cei), mettere fine all’“uso indiscriminato dei beni della terra che priva i poveri dei loro diritti”

“Abbiamo bisogno di uscire dal potere di una società che ti induce a pensare solo a te stesso perché hai paura dello straniero, del nomade, del povero”. Lo ha affermato monsignor Ambrogio Spreafico, vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino e presidente della Commissione Cei per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso , intervenendo a Gubbio al Forum dell’informazione cattolica per la Custodia del Creato. “Il pellegrino – ha osservato – vive una dimensione oltre se stesso, oltre il proprio mondo e sa che esiste una meta verso cui andare, che non si può vivere senza visioni e senza futuro, schiacciati su stessi. È una vera e propria sfida”. Per mons. Spreafico, “la rete con la sua velocità non ci consente di soffermarci sulle cose”, invece “il cammino è incontro, è sguardo, contemplazione del creato”. È in questo “che si manifesta la vita in relazione, nella quale possiamo riconoscerci come parte di un tutto che esiste nella condivisione e non nella prepotenza del dominio dell’uno sull’altro”. Il vescovo ha invitato ad “essere coltivatori e custodi del mondo” come antidoto, ad esempio, a un “uso indiscriminato dei beni della terra che priva i poveri dei loro diritti”. Incendi, criminalità organizzata, abusivismo edilizio, tra le criticità affrontate dal presule. “Occorre proporre nuovi stili di vita nel consumo delle risorse che abbiamo a disposizione, nuove pratiche che servono da esempio e da traino”. Richiamando anche le esperienze della diocesi frusinate, il vescovo ha suggerito anzitutto di “riprenderci la terra” – con riferimento anche alle tante realtà che si occupano di terreni confiscati alla criminalità organizzata – “impegnarsi nella coscienza dell’importanza della raccolta differenziata”, “creare sinergia sui territori tra le diverse realtà della società civile”.

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