Processo in Vaticano: interrogatorio di Profiti durato oltre cinque ore, prossima udienza giovedì 21

È durata circa sei ore la terza udienza del processo in Vaticano per la distrazione di fondi alla Fondazione Bambino Gesù. Protagonista assoluto Giuseppe Profiti, ex direttore della Fondazione, che è stato interrogato per oltre cinque ore. Le prossime udienze sono in programma giovedì prossimo, 21 settembre, alle ore 14 e venerdì 22 alle ore 14. L’ex presidente della Fondazione Bambino Gesù – ha riferito il “pool” di giornalisti ammessi al processo – ha sostanzialmente confermato che l’operazione per cui viene accusato di peculato, insieme all’ex tesoriere Angelo Spina, è stata fatta “come investimento”: la ristrutturazione dell’appartamento del segretario di Stato emerito, il card. Tarcisio Bertone, “poteva essere era una location prestigiosa per tenere eventi di raccolta fondi a favore della Fondazione Bambino Gesù. Più è ristretto il parterre, più è fruttuosa la raccolta”. Come recitava, ai tempi della presidenza di Profiti, l’articolo 3 dello statuto della Fondazione, modificato nel 2010 e nel 2011 per equiparare la Fondazione alle onlus italiane, era consentito al presidente “di svolgere qualunque altra attività rispetto a quella istituzionale, se connessa e non prevalente ad essa”. Interrogato in merito alla sostenibilità e alla remunerabilità delle spese, Profiti ha risposto che l’investimento per i lavori di ristrutturazione dell’appartamento cardinalizio è stato fatto proprio in base a questi criteri, tanto che – ha dichiarato Profiti – “ha portato un aumento della raccolta fondi a favore della Fondazione Bambino Gesù da due milioni a 5 milioni di euro, dal 2011 al 2014”. Chi ha tratto vantaggio da questo investimento? “L’unico soggetto – ha sostenuto Profiti – è il Governatorato, che si è arricchito indebitamente di oltre 566mila euro. Quand’anche ritenesse liberamente di ristorare la Fondazione Bambino Gesù di 422mila euro, avrebbe comunque un accrescimento patrimoniale indebito di 140mila euro”. “Non solo contavo di rientrare dall’investimento, ma di raddoppiare la raccolta fondi, cosa che sarebbe avvenuta nell’arco tra 48 e 60 mesi”, ha affermato Profiti, aggiungendo di non avere conoscenza di contratti di appalto: “Ho agito sulla base di un contratto preventivamente autorizzato dal Governatorato”. A una domanda in merito alla decisione di affidare all’imprenditore Bandera i lavori, Profiti ha risposto: “Bandera mi fu segnalato dal card. Bertone come imprenditore affidabile, io mi sono limitato a segnalarlo a mia volta”. Riguardo al ruolo del suo tesoriere, Angelo Spina, Profiti ha precisato, durante l’interrogatorio della difesa, che quest’ultimo aveva “solo compiti esecutivi, di segreteria”: “L’idea è mia, esclusivamente mia: l’ho esposta al cardinale, che mi ha dato un’autorizzazione verbale, poi ho formalizzato la proposta e ho ottenuto un’autorizzazione formale”.

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