Migranti: Tomasi (Santa Sede), “evitare di creare situazioni che costringono persone nei centri di detenzione o a morire nel deserto”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“Bisogna evitare di collaborare e creare delle situazioni che forzano le persone in campi di detenzione o in prigioni o le costringono a morire nel deserto della Libia. Dobbiamo evitare che si arrivi a questo estremo. Questa è una responsabilità etica di tutta la comunità internazionale e non solo dell’Italia”. Così mons. Silvano Maria Tomasi, nunzio apostolico e membro del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, ha risposto oggi ad una domanda del Sir in merito alle politiche migratorie per bloccare le partenze dalla Libia, a margine della presentazione a Roma del Rapporto Unctad sul commercio e lo sviluppo. “Bisogna impostare il tema immigrazione in un contesto ampio – afferma -. Dobbiamo guardare alle politiche dei Paesi sviluppati, alla linea e agli interessi economici che seguono e poi vedere anche come, nel Paese di accoglienza, ad esempio in Italia, si possono sistemare queste persone”. Perché ci sono delle situazioni, prosegue, “in cui i Paesi interessati spingono verso politiche che causano e forzano le persone ad emigrare”. Piuttosto che dire “ti diamo 10 milioni di dollari perché vengano sistemate”, precisa mons. Tomasi, “è meglio evitare che queste persone vengano obbligate ad emigrare”. “Adesso i potenziali migranti vanno in Libia da certi Paesi africani e lì vengono trattenuti in centri dove sembra che i diritti umani non vengano rispettati – osserva -. Dobbiamo guardare alla radice del problema e cercare di dialogare con i Paesi di origine, aiutandoli nel loro sviluppo e creando posti di lavoro lì, in modo che la gente possa veder garantito il primo diritto a non emigrare”.

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