Commercio e sviluppo: Rapporto Unctad, “robot minacciano distruggere posti di lavoro nei Paesi ricchi”

“I robot minacciano di distruggere posti di lavoro sia nei Paesi industrializzati che in quelli più avanzati fra le economie in via di sviluppo. Ma come tutte le nuove tecnologie presentano anche delle opportunità”. Lo ha dichiarato Mukshisa Kituyi, segretario generale dell’Unctad-Organizzazione delle Nazioni Unite per il Commercio e lo Sviluppo, presentando il Rapporto sul commercio e lo sviluppo 2017, intitolato “Oltre l’austerità: verso un nuovo corso per l’economia globale”, presentato oggi in Italia nella sede della Radio Vaticana a Roma (e in contemporanea a livello mondiale). Il rapporto prende in esame le minacce ai posti di lavoro legate alla robotizzazione della produzione e chiede di adottare “politiche industriali digitali in modo da mettere la robotica al servizio di uno sviluppo sostenibile e inclusivo”.  I compiti più routinari in lavori ben retribuiti nel settore manifatturiero e nei servizi saranno infatti, via via, assegnati a robot. Anche se “la maggior parte dei posti di lavoro nei Paesi in via di sviluppo non è sotto minaccia immediata – osserva il Rapporto – vi è il rischio che in futuro l’attività produttiva possa concentrarsi ulteriormente nei centri di produzione, aumentando il divario tra chi sta beneficiando dell’uso dei robot e chi invece no”. Nonostante l’entusiasmo intorno a queste nuove tecnologie oggi l’uso di robot industriali nel mondo “rimane piuttosto ridotto e ammonta a meno di 2 milioni di unità”, afferma l’Unctad. Sono più nell’industria automobilistica, elettrica ed elettronica: la metà in Germania, Giappone e Stati Uniti “ma la Cina ha quadruplicato il proprio stock di robot dal 2010 e la Repubblica di Corea ha il maggior numero di robot per operaio a livello mondiale”. I Paesi più esposti all’automazione sono dunque quelli “con un settore manifatturiero grande ed ad alto reddito”. Per evitare ulteriori disuguaglianze nella distribuzione del reddito l’Unctad suggerisce di “legare gli utili dei dipendenti alla redditività dell’impresa”.

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