Papa in Colombia: mons. Ruiz Arenas, beatificazione mons. Jaramillo “incoraggiamento per la gente”. Nel Paese stanno arrivando migliaia di venezuelani in fuga

“E’ il riconoscimento che anche oggi si può dare, come mons Jaramillo, una testimonianza di fede lottando per la pace e la giustizia come testimoni di Cristo. Che insomma vale la pena morire per il Signore”. Mons. José Octavio Ruiz Arenas, arcivescovo emerito di Villavicencio (Colombia) e segretario dal Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, risponde così ad una domanda del Sir sul valore simbolico che può avere per la popolazione colombiana la beatificazione, l’8 settembre da parte di Papa Francesco a Villavicencio, di due martiri colombiani, mons. Jesús Jaramillo Monsalve, vescovo di Arauca, e del sacerdote Pedro María Ramírez Ramos. “Ad Arauca dove è stato ucciso – prosegue Ruiz Arenas – la gente si sentirà incoraggiata, lì la situazione è molto difficile, in quella zona c’è una presenza ancora forte della guerriglia”. L’Eln, l’Esercito di liberazione nazionale, ha riconosciuto che ucciderlo è stato un errore: “è stato un riconoscimento, un passo importante – risponde il presule -, anche se non hanno ancora accettato di iniziare il processo di pace e di lasciare il conflitto armato”. Poi, sui “profughi” venezuelani: “A Cúcuta, città al confine tra Colombia e Venezuela, arrivano migliaia di persone, alcuni per comprare qualcosa nei supermercati, ma la maggioranza rimane lì. E in questo caso, la Caritas e la pastorale sociale hanno fatto un ottimo lavoro. Anche a Bogotá si parla di tantissimi venezuelani che arrivano: purtroppo c’è stato un problema grosso, perché tanta gente comincia a licenziare i colombiani per prendere venezuelani, non per carità, ma per pagarli la metà di quello che pagavano. Questo mi sembra un errore terribile. Ci sono tante opere buone, ma ci sono anche questi peccati di ingiustizia”.

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