Crisi: Becchetti (economista), “per non fare il bis”. Analisi e risposte alla recessione 10 anni dopo

“A dieci anni di distanza sappiamo che dietro la crisi finanziaria globale ci sono stati una causa latente e un fattore scatenante. E che la sua cura è stata rapida ed efficace negli Stati Uniti d’America, più lenta e meno risolutiva nell’Unione europea”. Lo scrive l’economista Leonardo Becchetti nell’editoriale pubblicato oggi su “Avvenire”, intitolato “Per non fare il bis. La grande crisi 10 anni dopo”. “La causa latente – secondo Becchetti – è la crescita della diseguaglianza che, proprio prima della crisi, aveva raggiunto negli Usa lo stesso picco dell’altra grande crisi del 1929, con la quota di reddito del ‘top 1%’ di percettori di guadagni che in quel Paese aveva superato la soglia critica del 23% (quasi un quarto del totale). La diseguaglianza diventa un problema quando un sistema economico si regge sui consumi di massa rendendo assai difficile rispondere all’imperativo di consumare di più quando i redditi si riducono o non crescono”. L’articolo prosegue con quanto accaduto negli States in questo ambito. Una “risposta”, scrive l’economista, “in tre parti, immediata e piuttosto efficace”. Invece “la risposta europea fu molto più incerta e lenta. Il quantitative easing è arrivato solo 7 anni dopo, sulla spinta di pressioni dell’opinione pubblica nei diversi Paesi (tra cui il manifesto degli oltre 350 economisti pubblicato da ‘Avvenire’), la politica di bilancio è rimasta restrittiva, producendo una risposta in ordine sparso che ha messo in crisi soprattutto i Paesi del sud dell’Eurozona”.
“Questo ha trasformato la crisi finanziaria globale nella crisi dell’euro, con la febbre dello spread che ha indicato in anni per noi difficili un insostenibile divario tra il costo del debito pubblico e del credito bancario tra Stati del Sud e del Nord dell’Eurozona”. L’autore prosegue: “In Italia, continuiamo lentamente a far rimarginare le ferite di quel terribile periodo, con il terzo anno di debole ripresa dopo sette anni di vacche magre. Mentre alcune delle conseguenze di quei momenti terribili sono ancora tra di noi”. Ma è possibile – si chiede Becchetti – evitare che un evento del genere accada di nuovo “e quali sono le crisi che ci minacciano nel futuro? La stessa tempesta perfetta non può tornare due volte, tuttavia la causa latente che l’ha scatenata, non ancora risolta, può produrre nuove crisi in futuro se le diseguaglianze estreme perdureranno. E i fattori di fondo che generano le diseguaglianze sono ancora presenti, perché la fase attuale della globalizzazione e la rivoluzione tecnologica delle macchine e dei robot continueranno ad assottigliare la classe media”.
Per questo, “per vincere la sfida, l’Ue deve agire in modo molto più coeso e coraggioso, aumentando gli strumenti cooperativi di cui dispone nelle politiche di bilancio e di gestione del debito pubblico, varando una rivoluzione fiscale che sia in grado di favorire una creazione di valore economico diffusa ed ambientalmente sostenibile”. L’analisi della situazione italiana prosegue con ulteriori argomentazioni. Per l’articolo integrale: www.avvenire.it.

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