Diocesi: mons. Cantoni (Como), “la convivialità delle differenze, uno stile nuovo di umanità”

“Il clima sociale è generalmente segnato, per molteplici motivi, da un alto tasso di conflittualità”, ma “se veramente cerchiamo il bene possibile della nostra città e dei suoi abitanti, a partire dai più svantaggiati, materialmente e spiritualmente, occorre puntare decisamente a un patto di ‘amicizia sociale’, che preceda e vada oltre ogni differenza”. È questo l’invito espresso ieri sera, mercoledì 30 agosto, dal vescovo di Como, monsignor Oscar Cantoni, nel tradizionale messaggio alla città e alla diocesi di Como diffuso in occasione della festività del patrono S. Abbondio. Un testo – il primo per il vescovo Cantoni da quando ha assunto la guida della diocesi – in cui non sono mancati i riferimenti alla situazione della città che si trova a confrontarsi con un flusso consistente di migranti, molti dei quali cercano di passare il confine con la Svizzera. “Siamo tutti consapevoli – prosegue il messaggio – che non esistono soluzioni immediate e del tutto soddisfacenti. Da una parte, i cittadini domandano sicurezza, dall’altra i numerosi immigrati chiedono una protezione umanitaria, che non può essere ignorata. Il degrado urbano, episodi di micro criminalità, ecc…, possono suscitare dinamiche di diffidenza e di competitività. C’è il pericolo di esasperare le reali situazioni oggettive, col rischio di generare una guerra tra poveri”.  “Non possiamo – spiega mons. Cantoni – guardare solamente il nostro benessere e difendere la nostra elevata prosperità economica. Sarebbe difettosa la classe politica che ignorasse il clima di allarme che a volte serpeggia tra la nostra gente, ma nello stesso tempo sarebbe dannoso creare inutili allarmismi, dimenticando che anche gli immigrati possono essere una risorsa”. In questo contesto, prosegue il messaggio, “solo una politica dei ponti prepara un futuro di pace e di autentico benessere sociale”. Infine non è mancato un richiamo più generale alla “dimensione culturale” e alla sfide che attendono la nostra società: “dalla diffusione delle biotecnologie, per esempio nel campo della riproduzione umana, che mette a repentaglio il modo umano di generare la vita” alla “diffusione dell’ideologia del gender che tende a cancellare l’originarietà della differenza fra maschile e femminile”. “Non si tratta di questioni accademiche, astratte – conclude mons. Cantoni – ma terribilmente concrete, perché hanno a che fare con i nostri vissuti elementari. A chi ha responsabilità educative e culturali si richiede perciò una vigilanza, affinché (queste) correnti culturali non vengano ad alterare la grammatica elementare della persona umana”.

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