Myanmar: i vescovi chiedono la restituzione di 80 scuole cattoliche nazionalizzate

Il cardinale Charles Bo, arcivescovo di Yangon, capitale del Myanmar (Birmania), ha chiesto che oltre 80 scuole cattoliche nazionalizzate dalla giunta militare nel 1965 tornino alla Chiesa cattolica. Negli anni ’50 il Myanmar era considerato una delle nazioni del sud est asiatico con il miglior sistema educativo, anche per la qualità delle scuole cristiane. L’agenzia cattolica asiatica Ucanews riferisce che oggi la Chiesa cattolica gestisce solo 2 scuole secondarie e 4 scuole primarie, anche se esistono 300 “boarding houses” (una sorta di convitti) presso le parrocchie dove i ragazzi possono alloggiare, frequentando le scuole statali. Qui ricevono lezioni supplementari. Durante la giunta militare che ha governato il Myanmar dal 1962 all’aprile 2016 – quando ha preso potere formalmente la National league for democracy, il partito d’opposizione guidato dal Premio Nobel Aung San Suu Kyi – il sistema educativo è stato dotato di pochissime risorse. Attualmente non supera il 3,6% del Pil. Mons. Philip Lazap Za Hawng, vescovo di Lashio, nello Stato di Shan, ha detto che la Chiesa vuole giocare un ruolo positivo nel sistema educativo e nella ricostruzione del Paese: “La nostra principale preoccupazione – ha affermato – è l’educazione dei giovani. Nelle nostre ‘boarding houses’ accettiamo molti bambini che provengono da zone remote, per permettere loro almeno l’accesso all’educazione statale”. Secondo il vescovo di Lashio le scuole rette dai monaci buddisti – la religione di Stato – ricevono molto incoraggiamento e risorse dal governo. Chiede perciò di permettere alla Chiesa cattolica di gestire liberamente le scuole e poter acquistare i terreni per costruirle. Papa Francesco visiterà il Myanmar dal 27 al 30 novembre, per poi recarsi in Bangladesh fino al 2 dicembre.

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