Settimana sociale: p. Occhetta (“La Civiltà Cattolica”), dal territorio “quasi 400 buone pratiche che vanno fatte circolare e rilanciate”

“La Chiesa in Italia sta monitorando le buone pratiche del lavoro che silenziosamente si sono generate nel Paese come esperienze virtuose. Sono quasi 400 e hanno ‘un valore esemplare, vanno fatte circolare e rilanciate per rompere quella cappa d’impotenza che sembra talvolta avere la meglio sulla volontà di risollevarsi. Creando così un movimento di popolo capace di far invertire la china a tutto il Paese’”. È quanto scrive padre Francesco Occhetta in un focus dedicato alla 48ª Settimana sociale dei cattolici italiani pubblicato sull’ultimo numero de “La Civiltà Cattolica”. Quello che contraddistingue le 400 buone pratiche è “un tipo di lavoro che ‘vale oro’ per la Chiesa. Perché è a misura d’uomo”, osserva Occhetta. “Sono pratiche eccellenti per far nascere, attraverso l’incontro, il confronto e il dialogo con altre realtà del Paese, nuove idee che possano dare lavoro sul territorio”. Nel documento preparatorio c’è “la denuncia di tutto ciò che umilia il lavoro, lo rende ‘dis-umano’ o lo nega”. Inoltre, rileva il gesuita, “la Settimana sociale di Cagliari sarà il luogo di una proposta rivolta al mondo politico e costruita con un metodo partecipativo”. Citando Mauro Magatti, Occhetta sottolinea che “per garantire ‘qualità della produzione, investimento nella manodopera e in relazioni industriali costruttive, attenzione al territorio e all’ambiente’ occorre generare valore e non favorire l’assistenzialismo”. Inoltre, “c’è bisogno di un sindacato riformato e riformatore, di una classe di imprenditori illuminata e di una società civile matura e responsabile per portare avanti un progetto comune, inclusivo, in grado di connettere le pratiche migliori sul territorio”. Occhetta chiude la sua riflessione soffermandosi su “La bussola per un umanesimo del lavoro”. Per il gesuita “sono i significati di impresa (umana), cooperazione, mutua assistenza, reciprocità e cura che convertono le logiche competitive e i criteri meritocratici, che apparentemente sono gli unici parametri per valutare un lavoratore e il lavoro di domani”.

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