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Terra Santa: il nunzio Lazzarotto lascia, “seminato speranza, terreno buono c’è. Ha solo bisogno di buoni agricoltori”

Mons.Giuseppe Lazzarotto

“Sono esperienze, sentimenti e ricordi talmente forti da serbare stretti nel cuore. È un mondo unico che porterò con me per tutta la vita. Spero che i miei 5 anni di ministero come rappresentante del Santo Padre in Terra Santa abbiano portato un piccolo contributo al dialogo, alla comprensione mutua e alla speranza. È ciò che ho cercato sempre di fare, seminare speranza. Spero che sia un seme che germogli e che porti tanti frutti. Il terreno c’è ed è buono. Ha solo bisogno di buoni agricoltori”. Con queste parole, rilasciate al Sir, mons. Giuseppe Lazzarotto, sintetizza i suoi cinque anni (2012-2017) trascorsi in Terra Santa come nunzio apostolico in Israele e delegato apostolico per Gerusalemme e Palestina. Domenica 27 agosto l’arcivescovo, originario di Carpané di San Nazario, in diocesi di Padova, ha celebrato la messa di congedo presso la chiesa del Centro “Notre Dame” a Gerusalemme. A salutarlo molti sacerdoti, religiosi e fedeli, tra i quali i concelebranti mons. Pierbattista Pizzaballa, amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme, mons. Giacinto B. Marcuzzo, vicario patriarcale in Palestina, padre Francesco Patton, custode di Terra Santa. Erano presenti anche membri della Chiesa siro-cattolica, maronita e greco-melchita di Gerusalemme. Nell’omelia mons. Lazzarotto ha espresso il suo desiderio – ribadito nella lettera rivolta a tutta la Chiesa di Terra Santa – di “rimanere sempre uniti nella preghiera, che rende vicini nonostante i chilometri che ci separano. Ho avuto il grande privilegio di trascorrere qui gli ultimi 5 di 46 anni di servizio diplomatico della Santa Sede. Porto con me nel cuore il ricordo indimenticabile dei tanti momenti di gioia e di speranza, ma anche di apprensione e preoccupazione che in molti modi ho condiviso con voi”. Ad attendere adesso mons. Lazzarotto, “libero dall’assillo di tanti impegni quotidiani”, saranno tempi di “riflessione e preghiera”. Per il suo successore, invece, sono pronti diversi lavori. Tra i dossier più importanti la definizione dell’Accordo fondamentale con Israele. “Con il mio immediato predecessore (mons. Antonio Franco, ndr.) e con i miei collaboratori abbiamo lavorato molto – dichiara al Sir il nunzio -. L’Accordo è lì. È un buon vino che sta per nascere. Bisogna farlo nascere bene”. In attesa della nomina del nuovo nunzio, mons. Marco Formica ricoprirà il ruolo di incaricato di affari (a.i.).

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