Terremoto Centro Italia, un anno dopo: don Orazi (vicario generale Fermo), “il rischio è lo spopolamento”

“L’auspicio è ricostruire le comunità. Pian piano cercheremo di sistemare le strutture compromesse dal terremoto. Il rischio più grave è quello dello spopolamento”. È l’auspicio di don Pietro Orazi, vicario generale dell’arcidiocesi di Fermo e direttore della Caritas diocesana. Le scosse che si sono susseguite dal 24 agosto 2016 fino al 18 gennaio hanno danneggiato molti edifici e chiese dell’entroterra. “Come Caritas cerchiamo di lavorare in questo senso per supportare le comunità, anche con il sostegno alle attività. Già prima del 24 agosto molti cittadini avevano abbandonato le zone montane, poi il terremoto ha dato il colpo di grazia”. Sono più di duecento le chiese inagibili, senza contare quelle di proprietà dei comuni e le strutture dal notevole valore artistico e religioso compromesse . “In diocesi – racconta don Orazi – sono molte le cittadina rimaste senza chiese. m il nostro impegno è stato anche il supporto agli sfollati di cittadine come Visso, Pievebovigliana, Pievetorina, Camerino, Castel Sant’Angelo, Ussita”. Le iniziative della diocesi in quest’anno sono state indirizzate ai tanti anziani e famiglie con bambini sfollati sulla costa con attività come aiuto allo studio, animazione, supporto spirituale. “Questo lo abbiamo fatto con l’aiuto di volontari, molti dei quali arrivati dalla diocesi di Reggio Emilia e in generale da realtà dell’Emilia Romagna attraverso gemellaggi. Anche grazie alla solidarietà della Liguria”. All’interno tra le zone più colpite quelle di Montefortino, Amandola, Sant’Angelo in Pontano, Falerone, Gualdo di Macerata. “Anche qui con l’aiuto dei volontari abbiamo fatto delle attività estive per i ragazzi”. “Il nostro scopo è quello di ricostruire le comunità, accompagnarle, sostenerle e fare in modo che non ci sia lo spopolamento perchè il rischio è quello”. Con Caritas Italiana programmati due centri di comunità. Sono strutture antisismiche in legno al servizio delle parrocchie rimaste senza chiese. La prima in costruzione si trova ad Amandola, il centro più grande rimasto senza luoghi di culto. L’altro centro partirà a breve a Sant’Angelo in Pontano. Qui sotto un tendone sono state officiate tutte le Messe.” Lì non hanno nient’altro”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Territori

Informativa sulla Privacy