Simposi rosminiani: mons. Lorizio (Pul), “il dialogo con i luterani a partire dal primato della carità e della dimensione pastorale”

“La parola riforma suscita sensazioni paradossali, che vanno dall’entusiasmo incondizionato alla perplessità e alla diffidenza, in particolare allorché a questo termine si affianca l’aggettivo protestante e colui che ascolta o pronuncia il sintagma è un fervente e devoto cattolico”. Lo ha detto, oggi, mons. Giuseppe Lorizio, ordinario di teologia fondamentale presso la Pontificia Università Lateranense (Pul), intervenendo, a Stresa, ai Simposi rosminiani. “Scrittura, Tradizione: vera e falsa riforma. In dialogo con Yves Congar” il tema della sua relazione. Diversi sono i motivi, ma per Lorizio, è indubbio che la riflessione possa portare da un’ottica di diffidenza ad una di comprensione. “Il compito di tale discernimento lo ha fatto proprio Yves Congar, nella sua fondamentale opera ‘Vera e falsa riforma della Chiesa’, pubblicata per la prima volta nel 1950 e in una seconda edizione nel 1968”, ha ricordato il relatore. “La teologia di Lutero, basata sui tre fondamenti della preghiera, della meditazione e della prova, è una teologia dell’inquietudine. Gli inquieti non sono graditi al potere che preferiscono i ‘sicuri’ ma sono certamente coloro che fanno procedere la ricerca. Certo ci sono dei rischi: quando si riforma si rischia di deformare!”, ha evidenziato. “Ci sono degli aspetti del pensiero luterano che non possono essere ignorati – ha dichiarato Lorizio -: il mettere al centro la questione di Dio e della sua misericordia al di là delle idolatrie e del commercio. Altri, quali il primato della carità e della dimensione pastorale, che i luterani mettono in grande evidenza quanto la Chiesa cattolica, sono il punto di partenza per un dialogo non solo possibile ma comune”.

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