Giubileo del Perdono: card. Parolin, “sfuggendo a Dio non si ottiene né felicità né pace”

“Inseguendo soltanto realizzazioni terrene si rischia di andare incontro ad amare sconfitte”. Ma oggi è difficile “non vivere senza bussola, vagando alla ricerca di una felicità che sfugge perennemente perché sfuggendo a Dio non si ottiene mai né la felicità né pace”. Lo ha affermato questa mattina il card. Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, presiedendo presso la basilica di Santa Maria degli Angeli, ad Assisi, la celebrazione eucaristica per la Festa del Perdono con la quale si è concluso l’anno giubilare per l’VIII centenario del Perdono di Assisi. Come nel Magnificat “Maria ringrazia per le mirabili azioni compiute da Dio nella storia e nella sua persona”, così “Francesco gioisce per la bontà del Signore che con la concessione dell’indulgenza offre con larghezza il perdono togliendo non solo la colpa e la condanna ma anche la pena temporale residua per mandarci tutti in Paradiso”. Al tempo di Francesco c’era più consapevolezza che “il destino definitivo, quello vero – ha aggiunto – non si gioca nelle soddisfazioni e realizzazioni terrene, ma lo si trova nel mondo futuro. Lassù, nella città dei santi, e non quaggiù, nelle città terrene colme di affanni, di dubbi commerci e vanità”. “Oggi non è così facile rientrare in se stessi come fece il figliol prodigo”, ha osservato Parolin. “Non è scontato capire che occorre rivolgersi a Dio, chiedere a Lui luce e conforto, accogliere il suo perdono, cambiare vita, mettere al centro il nostro destino definitivo”. Per il segretario di Stato, oggi “risulta complicato far spazio al pensiero su Dio e sull’importanza della Parola di Dio per non compiere scelte distruttrici della comunione delle famiglie, delle parrocchie, degli ambienti di lavoro”. La festa odierna, ha rilevato Parolin, ci invita a “guardare con occhi nuovi la realtà, ad incamminarci verso la Porziuncola per adorare e ricevere la forza di essere gioiosi testimoni di Cristo”. “Da qui, oggi, si diffonda nuovamente per tutti il desiderio di un’autentica conversione, l’aspirazione alla santità, la gioia di camminare nella quotidianità con i piedi ben poggiati a terra ma con lo sguardo costantemente rivolto al cielo per ricevere dall’alto guida, chiarezza d’intenti, consolazione, aiuto e protezione”, ha concluso.

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