Mons. Romero: Vian (“L’Osservatore Romano”), “venne scelto da Paolo VI come arcivescovo di San Salvador per la sua posizione moderata”

“Nel giorno dell’Assunta ricorre il centenario della nascita di uno dei cristiani più conosciuti del nostro tempo, Óscar Romero. L’arcivescovo di San Salvador venne assassinato nel 1980 a 63 anni mentre diceva messa, per aver denunciato l’ingiustizia e la violenza che flagellavano il piccolo Paese centroamericano: prese di posizione chiare in nome del Vangelo”. È quanto ricorda il direttore de “L’Osservatore Romano”, Giovanni Maria Vian, in un editoriale pubblicato sull’ultimo numero del quotidiano parlando del rapporto del vescovo salvadoregno con i Papi. In particolare con Paolo VI. Romero da “giovane chierico era stato a Roma, dove aveva studiato alla Gregoriana”. “Sarà proprio questa formazione romana a permettergli di seguire un ventennio più tardi – osserva Vian – la stagione conciliare con fiducia nel magistero. E appunto la visione aperta di Papa Montini, che guida con coraggio e sapienza il Vaticano II, è quella che il prete salvadoregno inizia ad accogliere”. Nel 1965 Romero scriveva che “meglio è vivere oggi più che mai quel classico assioma ‘sentire con la Chiesa’ che concretamente significa attaccamento alla gerarchia”. “Proprio l’espressione ‘Sentir con la Iglesia’, di matrice ignaziana – commenta il direttore – sarà scelta 5 anni più tardi dal nuovo ausiliare di San Salvador come suo motto episcopale”. “Vescovo in un Paese crudelmente oppresso dalle oligarchie e dai militari, preoccupato per le tendenze politiche che si manifestano nella teologia della liberazione, progressivamente arriva a condividerne il concetto della centralità dei poveri, che nel 1968 era stato ribadito dalla conferenza di Medellín a cui aveva preso parte Paolo VI”, ricorda.
“Proprio un documento di Montini, l’Evangelii nuntiandi, più volte ricordato con ammirazione dal suo attuale successore, incoraggia mons. Romero – prosegue – che per la sua posizione moderata viene scelto come arcivescovo di San Salvador, mentre la situazione si fa sempre più difficile e la violenza repressiva aumenta”. “La prima omelia dell’arcivescovo è per un amico fraterno, il gesuita Rutilio Grande, assassinato dagli squadroni della morte con Manuel Solórzano e Nelson Rutilio Lemus mentre andava a celebrare per la novena di san Giuseppe”, aggiunge Vian. “Pochi giorni dopo Romero viaggia a Roma per cercare il sostegno che non ha più dal nunzio, e il Papa lo riceve subito”. In quell’incontro, scrisse Romero nel suo diario, Paolo VI gli disse: “so bene che non tutti la pensano come lei; è difficile, nelle circostanze del suo Paese, avere tale unanimità di pensiero; ma vada avanti con coraggio, pazienza, forza, speranza”. “Un mese e mezzo più tardi Montini si spegneva. Meno di due anni dopo Romero veniva ucciso”, conclude Vian.

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