Economia: Rapporto Global Outlook. De Romanis (Luiss), “senza interventi strutturali l’Italia rischia l’austerità”

L’Italia è alle prese con tre sfide cruciali sul piano della crescita, del debito pubblico e del lavoro. Se non si compiono scelte importanti, il rischio è di dover ricorrere allo strumento dell’austerità mentre il resto del mondo cresce. È questo il messaggio che cerca di lanciare nella sua relazione Veronica De Romanis, docente alla Stanford University e alla Luiss, in occasione della presentazione del rapporto Global Outlook dell’Istituto di affari internazionali. “L’Italia – ha affermato – deve ancora recuperare il livello pre-crisi del 2007. La Spagna non lo ha ancora recuperato ma è già sopra di noi. Nel 2016, il Pil del nostro Paese è risultato il penultimo fra gli altri membri dell’Unione e l’anno prossimo saremo ultimi. Nel frattempo, il debito cresce. Non se ne parla abbastanza nonostante sia un problema urgente. Anche sul piano dell’occupazione, i problemi vengono da lontano, non sono nati negli ultimi anni”. Per l’economista, a differenza di quanto sostengono alcuni analisti, negli ultimi tre anni in Italia non c’è stata austerità “ma – ha spiegato – c’è stata una politica fiscale espansiva. La spesa per investimenti pubblici è diminuita di 3 miliardi e questo tipo di dinamica verrà riprodotta anche nel 2017”. Anche sul piano della pressione fiscale, non ci sono stati miglioramenti secondo la docente: “Non si è avuta una riduzione della pressione ma semplicemente c’è stato un non aumento – ha detto -. Le spese aumentano e la pressione non diminuisce”. L’economista della Stanford University ha salvato in parte l’introduzione del Jobs Act “con cui – ha osservato – sono aumentati i contratti a tempo indeterminato ma solo dell’1%. Altra misura è stato il bonus di decontribuzione che non è strutturale e ha funzionato poco”.
Infine, “la staffetta generazionale non esiste. Abbiamo bisogno di più persone che lavorano, non di persone in uscita”. In conclusione, De Romanis ha lanciato un allarme: “Se continua così, con una visione corta e una pressione fiscale altissima, un debito che cresce, si rischia un intervento ciclico di austerità cattiva con un impatto negativo sulla crescita. Cambiamo approccio: riduciamo il perimetro dello Stato, liberiamo risorse per fare interventi strutturali sul cuneo fiscale. Sul mercato del lavoro abbiamo bisogno di risorse per politiche attive per intervenire sulla scarsa occupazione femminile che invece porterebbe crescita e contribuirebbe al sistema pensionistico”.

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