Accordo Ceta: Coldiretti, aumentati del 15% gli sbarchi di grano duro dal Canada. Per le manovre speculative crollate del 7,3% le coltivazioni italiane

foto SIR/Marco Calvarese

“Con la prospettiva dell’accordo di libero scambio tra Unione europea e Canada (Ceta) sono aumentati del 15% gli sbarchi di grano duro del Paese nordamericano in Italia nei primi due mesi del 2017, con manovre speculative che stanno provocando la scomparsa della coltivazione in Italia”. È l’allarme lanciato oggi dalla Coldiretti in occasione della mobilitazione di migliaia di agricoltori in piazza Montecitorio contro il trattato di libero scambio con il Canada. “Un trattato che – denuncia la Coldiretti – spalanca le porte all’invasione dal Paese nordamericano di grano, la principale coltivazione dell’Italia particolarmente diffusa nelle aree più deboli del Paese ma che prevede anche il via libera all’importazione a dazio zero per circa 75mila tonnellate di carni suine e 50mila tonnellate di carne di manzo dal Canada dove vengono utilizzati ormoni per l’accrescimento vietati in Italia”. “La concorrenza sleale provocata da importazioni spacciate come tricolori ha provocato il taglio dei prezzi pagati ai produttori agricoli sotto i costi di produzione, con la decimazione delle semine di grano che in Italia sono crollate del 7,3% per un totale di 100mila ettari raccolti in meno”, afferma il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo. “In pericolo – prosegue – non ci sono solo la produzione di grano e la vita di oltre 300mila aziende agricole che lo coltivano, ma anche un territorio di 2 milioni di ettari a rischio desertificazione e gli alti livelli qualitativi per i consumatori garantiti dalla produzione Made in Italy”. La Coldiretti denuncia anche che, sulla base del rapporto sul controllo ufficiale sui residui di prodotti fitosanitari negli alimenti divulgato dal ministero della Salute, “i campioni con un contenuto fuori legge di pesticidi sono pari allo 0,8% nel caso di cereali stranieri mentre la percentuale scende ad appena lo 0,3% nel caso di quelli di produzione nazionale”.

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