Molotov contro struttura per profughi: p. Bentoglio (diocesi Brescia), “spia da non minimizzare né da enfatizzare”

“Eventi di questo genere possono essere una spia da non minimizzare – ma nemmeno da enfatizzare – per valutare eventuali passi nel futuro. Teniamone conto e cerchiamo di lavorare sempre di più perché la nostra società migliori il processo di integrazione e dialogo”. Così padre Gabriele Bentoglio, responsabile dell’ufficio migranti della diocesi di Brescia, commenta al Sir l’episodio avvenuto sabato notte a Vobarno, in provincia di Brescia, dove sono state lanciate due molotov all’interno di un albergo destinato ad ospitare 35 richiedenti asilo. “Lasciamo alle indagini le conclusioni – afferma -. Nella zona sono stati già ospitati altri profughi, in passato la popolazione ha avuto una buona reazione. So che il sindaco aveva convocato la cittadinanza in vista di questi nuovi arrivi e c’erano state delle rimostranze sulle modalità di accoglienza, viste le gestioni non chiare del passato, ma questa mi sembra una richiesta legittima”. Nel paese sono infatti già presenti 23 richiedenti asilo arrivati tramite le cooperative di un imprenditore bresciano indagato per truffa allo Stato. Secondo padre Bentoglio quanto avvenuto “non è paragonabile” alle barricate contro i migranti dello scorso anno a Gorino (Ferrara): “È un fatto, anche se non il primo, che non va né enfatizzato né minimizzato. Bisogna accogliere con sano realismo la normale paura suscitata dalla confusione, tra le provocazioni del governo italiano sulla chiusura dei porti alle navi delle Ong straniere e le risposte poco chiare dell’Unione europea”.

“La sfida che ci viene posta, come società civile e come Chiesa – sottolinea -, è di porvi subito rimedio, chiarendo la situazione e continuando a percorrere itinerari che stanno già portando buoni frutti di integrazione”. Il responsabile dell’ufficio diocesano ricorda che venerdì scorso il vescovo di Brescia Luciano Monari è stato al centro islamico di Brescia per ribadire “l’apertura e la disponibilità da parte della Chiesa e della società civile bresciana, anche se la paura e certe incertezze cavalcate al momento giusto producono questi effetti”. A suo parere “Brescia è una città accogliente, lo dimostrano le tante attività, i centri e i momenti di incontro e dialogo a tutti i livelli. Ma è vero anche che dove sono presenti i leghisti si creano certi allarmismi, che non sono l’espressione autentica di ciò che respira in questi anni il territorio bresciano”. Brescia e provincia risiedono 166.642 stranieri (circa il 13.2% della popolazione), in maggioranza da Romania, Albania, Marocco, India e Pakistan. I richiedenti asilo accolti nei Cas (Centri di accoglienza straordinaria) e nelle strutture Sprar sono circa 3.000.

 

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