Giovani: mons. Galantino, “sono ancora capaci di sognare e di progettualità”

“I giovani oggi sono ancora capaci di sognare. Sono capaci di progettualità perché il futuro nessuno può fermarlo”. Lo ha affermato ieri il segretario generale della Cei, mons. Nunzio Galantino, intervenendo alla Summer school “Una speranza per l’Europa” che si chiude oggi a Cagliari. “Questo desiderio di futuro lo vedo realizzato in tanti modi e in tante storie”, ha osservato Galantino, richiamando l’esperienza del progetto “Erasmus”, quella del “Servizio civile, quella “sempre più diffusa del volontariato che riveste un ruolo cruciale nella crescita umana, individuale e collettiva” e quella “di impegno e formazione su terreni e beni confiscati alle mafie” che “migliaia di giovani scelgono ogni estate di fare”. Per il segretario generale della Cei, in Italia va rafforzandosi “la percezione di un’effettiva distanza tra il bene presentato come bene comune e che di fatto va a vantaggio solo di pochi ed il vero bene comune, che non è mai semplicemente la somma di interessi, fosse pure interessi di molti”. “Se questa è l’aria che spira – ha rilevato – diventa davvero faticoso educare al bene comune e contribuire alla sua costruzione”. La “cattiva globalizzazione”, il “duro e angoscioso ‘egoismo generazionale’”, la “società della prestazione efficace” complicano il quadro. In questo contesto, percorrere le “vie dell’uscire, annunciare, abitare, educare e trasfigurare”, secondo Galantino, “vuol dire sentirsi di fatto protagonisti del cammino che porta al bene comune. Un bene comune che richiede impegno, partecipazione e responsabilità pubblica”. “Non può esserci vera assunzione di responsabilità da parte del singolo senza una reale partecipazione di tutti”, ha ammonito. D’altra parte, se ai giovani “non proponiamo di assumersi una responsabilità attraverso il lavoro, se li dichiariamo inutili, in quanto per loro non c’è posto, diventa impensabile che accettino di inserirsi in un quadro di leggi o di comportamenti, e – ha concluso – di assumere un’etica condivisa e quindi di contribuire al bene comune della città”.

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