Ecumenismo: Stefani (Sae), “è ricerca, decisione e rischio”

Si è aperta oggi alla Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli la 54ª sessione di formazione ecumenica del Segretaria attività ecumeniche (Sae). “Il Signore dia a tutti l’abbondanza del suo Spirito e la docilità alla sua voce”, ha scritto in un messaggio il vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, mons. Domenico Sorrentino, assente per impegni all’estero. L’avvio della sessione è stato sotto il segno della Parola, il fondamento che accomuna cristiane e cristiani delle diverse denominazioni presenti ad Assisi. L’accensione di una lampada e una Bibbia aperta i segni che hanno accompagnato la lettura del salmo 18 e la poesia di Dietrich Bonhoeffer “Facciamo silenzio”. L’intervento di apertura del presidente del Sae, Piero Stefani, è iniziato con una riflessione biblica sul versetto che titola la sessione: “È parso bene allo Spirito Santo e a noi” (At 15,28). Tra i diversi livelli in cui è leggibile e ripetibile l’affermazione della lettera derivata dall’assemblea di Gerusalemme, Stefani ha messo in luce quello di una Chiesa che discute e poi si appella allo Spirito, “non come possesso ma come invocazione di una presenza. È questa presenza che precede e si rivela a Cornelio prima ancora che Pietro lo battezzi, perché l’iniziativa viene sempre dall’alto”.

Un altro punto sottolineato dal presidente del Sae è la composizione della comunità dei credenti che ad Antiochia per la prima volta sono detti cristiani: una comunità inedita di gentili ed ebrei insieme che è posta di fronte alla difficoltà di coniugare unità e diversità. “Anche la realtà attuale ci mette di fronte a realtà inedite – ha osservato -. Un conto è vederle, un conto è esserci dentro. Un conto è vedere l’immigrazione, un conto è vivere la condizione di immigrato. Non è una cosa facile. E l’ecumenismo sa che non è facile tenere insieme diversità e unità”. Per questo l’ecumenismo, ha concluso Stefani, “è ricerca, decisione e rischio, ed ecco perché è importante che il verbo del nostro versetto sia ‘apparire’ e non una certezza che si autopresenta come assoluta”. In questa direzione vuole svolgersi la sessione attraversando diversi territori in diverse prospettive, non con la verità in tasca ma ricercando cosa significa oggi per le Chiese porsi in stato di riforma per essere più fedeli al Vangelo.

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