Volontariato: Cattai (Focsiv), “mettiamo a disposizione la nostra esperienza di europei perché possa crescere anche in Africa”

“Accanto ai progetti per le emergenze come Italia ed Europa mettiamo a disposizione la nostra esperienza e il nostro modo di essere volontari perché possa crescere anche in Africa, assumendo loro delle scelte che vanno dalla base al Capo di Stato. Lì il fenomeno del volontariato non è diffuso come da noi”. È il suggerimento offerto questa mattina da Gianfranco Cattai, presidente nazionale di Focsiv, intervenendo alla giornata conclusiva della Summer School “Acting EurHope. Insieme per ridare speranza e futuro al progetto europeo”, promossa dall’Istituto di diritto internazionale della pace “Giuseppe Toniolo” dell’Azione cattolica italiana in collaborazione con Caritas italiana, Focsiv e Missio. Nel suo intervento, Cattai rispetto alla “domanda di sicurezza” diffusa in Europa ha ricordato come “il Papa ha detto che bisogna disarmare i cervelli”. “Invece – ha osservato – per ogni telegiornale che guardiamo ci armiamo il cervello”. “Dobbiamo lavorare e impegnarci a progettare la sicurezza”, ha proseguito. “Dobbiamo educarci alla sicurezza e non possiamo accettare supinamente – ha ammonito – che i nostri media ci dicano sistematicamente che ‘siamo invasi’ quando non è così”. “Bisogna finire di vendere paura” e invece “lavorare per dare risposte di collettività alla domanda di sicurezza”. Venendo all’impegno dei volontari, il presidente Focsiv ha rilevato come questi siano “uomini di speranza nella nostra Italia e nella nostra Europa”. “Il volontario – ha ricordato – non è l’uomo del fare ma innanzitutto l’uomo dell’essere, delle scelte”. “Per dare futuro al nostro Paese nell’ambito della dimensione europea bisogna valorizzarci reciprocamente. In Italia ci sono 6 milioni di volontari, impegnati in modo diverso anche nelle associazioni di promozione sociale, nelle cooperative sociali e in quelle che saranno le imprese sociali”. “Realtà che mettono in piedi la straordinaria forza che è il servizio civile”. “Questa rete europea di persone convinte e con speranza – ha concluso – è una forza che forse non abbiamo sufficientemente valorizzato culturalmente”.

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