Diocesi: mons. D’Ambrosio (Lecce), “devo santificare santificandomi”. Alla comunità diocesana, “siete stati ‘epifania’ della tenerezza del Signore”

“Devo santificare santificandomi, aprendomi all’abbondanza del dono che lo Spirito rinnova in me ogni giorno nella consapevolezza che ciò che conta non è quello che faccio io ma quello che Cristo fa servendosi di me”. Lo ha affermato questa sera l’arcivescovo di Lecce, monsignor Domenico D’Ambrosio, presiedendo in Cattedrale la celebrazione eucaristica nella quale si è fatta memoria del 52° anniversario della sua ordinazione sacerdotale, avvenuta il 19 luglio 1965. “Da 52 anni, ogni giorno – ha rivelato – mi accosto alla terra, al suolo santo senza riuscire a liberarmi del tutto dai sandali: le mie infedeltà, i miei peccati, e così rivivo l’esperienza di Isaia: ‘Sono un uomo dalle labbra impure’ (Is 6,5). E il Signore, con pazienza e misericordia ogni giorno tocca le mie labbra con il carbone ardente che fa scomparire la mia iniquità ed espìa il mio peccato”. “Questa sera – ha proseguito D’Ambrosio – dinanzi a tutti voi, la grande famiglia che il Signore mi ha donato e affidato, sento come un prorompente bisogno del cuore, di chiedervi di unirvi al mio rendimento di grazie per il lungo tratto di strada percorso ma anche di accompagnarmi nella invocazione del perdono, convinto che la misericordia è più forte della potenza del peccato”. Ripercorrendo gli ultimi anni di episcopato a Lecce, l’arcivescovo ha riconosciuti che “voi e tanti altri anche assenti siete stati ‘epifania’ con cui il Signore mi ha svelato la sua tenerezza”. Ora – quasi congedandosi – “continuate a riempire con compagnia memore quella che sarà la mia solitudine”. “Ora – ha osservato l’arcivescovo – sto per tornare a Nazareth, al nascondimento. Il Signore mi ha voluto come luce sul candelabro”. “Finalmente si spegneranno i riflettori. Mi basterà la luce vera – ha concluso – quella che illumina ogni uomo”.

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