Abusi coro Ratisbona: p. Zollner (Ccp), “molto importante sensibilizzare Chiesa e istituzioni su prevenzione”

“Un passo molto importante, anche per la sensibilizzazione di tutta la società e per tutte le istituzioni sia della Chiesa sia fuori dalla Chiesa, perché in una istituzione si possono fare tante cose che possono prevenire l’abuso”. In un’intervista a Radio Vaticana, padre padre Hans Zollner, gesuita e presidente del Centre for child protection della Pontificia Università Gregoriana, definisce in questi termini la volontà del vescovo di Ratisbona di fare luce sugli abusi di cui sono state vittime 547 ragazzi del coro giovanile “Regensburger Domspatzen” e la pubblicità seguita alla vicenda. Per il gesuita occorre prevenire gli abusi ad esempio intervenendo “nella scelta del personale educativo e non educativo, nella educazione e formazione di queste persone che lavorano con i ragazzi: che siano persone sane, che siano persone anche equilibrate e che sappiano cosa è una trasgressione delle loro competenze e una trasgressione in termini di violenze che non sono solo inammissibili ma sono anche reati criminali”. Quanto alle responsabilità dei genitori che non avrebbero dato giusto peso ai racconti dei figli e a quelle delle autorità statali “latitanti” nelle ispezioni scolastiche, p. Zollner spiega che i genitori erano orgogliosi che i loro figli studiassero in “questa scuola prestigiosissima, con la possibilità che diventassero dei grandi musicisti, che potessero fare il giro per il mondo”. Certo, ammette, “gli uffici di sovrintendenza per la educazione e la scuola – dobbiamo dire – che, sì, hanno chiuso gli occhi, hanno chiuso le orecchie e non hanno fatto il loro dovere. Ma è difficile anche giudicare come pensiamo oggi la cosa, perché in quell’epoca probabilmente alcune di queste persone consideravano come un fatto normale che si schiaffeggiassero ancora i ragazzi, anche se questa non era più l’usanza abituale, già dalla fine degli anni ’60 e all’inizio degli anni ’70”. Forse, conclude, “non c’era ancora la sensibilità necessaria” per “denunciare la cosa”.

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