Processo in Vaticano: “il reato è peculato”, compiuto da “pubblici ufficiali”. La difesa chiede “perizie”

Il reato che si contesta è il peculato, che nella fattispecie consiste nell'”aver usato male il denaro della Fondazione Bambino Gesù”, tramite “un’appropriazione indebita”. A precisarlo è stato il promotore di Giustizia aggiunto, Roberto Zanotti, durante la prima udienza del processo in corso in Vaticano per la distrazione di fondi alla Fondazione Bambino Gesù. Giuseppe Profiti, ex presidente della Fondazione, e Massimo Spina, ex tesoriere della Fondazione, “sono imputati in quanto pubblici ufficiali”, ha precisato Zanotti contestando l’istanza di Antonello Blasi, avocato di Profiti, che evocava anche il difetto di giurisdizione del reato, in quanto l’Ospedale vaticano ha sede in piazza S. Onofrio, che è zona extraterritoriale ma si trova in Italia, e la Fondazione stessa, dove lavorava Profiti, ha sede in Italia, sulla passeggiata del Gianicolo, e quindi non rientra tra gli enti dipendenti dalla Santa Sede. Blasi ha anche affermato che il luogo dove è avvenuto il presunto reato è in Inghilterra, dove sono finiti i bonifici al centro del processo. L’avvocato di Spina, Ottaviani, si è associato al suo collega e ha sostenuto che “mancano elementi fondamentali per dire che il reato è stato consumato o preparato in Vaticano”, evocando sia una pregiudiziale civile che una pregiudiziale amministrativa e sollevando la necessità che si interrompa il processo, per accertare queste ultime. Proposta, questa, respinta al mittente da Zanotti, che ha ricordato come il recente Motu Proprio del Papa “ha ampliato la funzione di pubblico ufficiale, e non è minimamente dubitabile che i soggetti ricoprano tale funzione”. “In Vaticano o no – ha detto il promotore di giustizia aggiunto – l’accusa di peculato è essersi appropriati indebitamente o aver usato in modo illecito denaro pubblico”.
Il Collegio si è ritirato alle 10.53 ed è tornato in aula alle 11.23, quando con il rigetto delle istanze citate si è chiusa la parte preliminare e si è aperto il dibattimento con le istanze istruttorie. Tre le richieste di Blasi, avvocato di Profiti: quella che i testimoni siano chiamati a deporre lo stesso giorno delle testimonianze degli imputati, “per evitare contaminazioni”; quella di una perizia sui lavori effettuati e svolti sia nel Palazzo San Carlo sia nell’appartamento del card. Bertone, “ad integrazione delle richieste già depositate”; l’acquisizione della documentazione sulla natura della Fondazione e l’accertamento della qualifica di pubblico ufficiale. Ottaviani, avvocato di Spina, ha precisato che quest’ultimo “non aveva alcun potere di firma e non poteva disporre di beni”. Una eventuale perizia in merito, dunque, servirebbe a dimostrare che Spina “non aveva alcuna funzione di cassa, ma solo una funzione di indirizzo di flussi finanziari: il ruolo di tesoriere è diverso dal ruolo del cassiere. L’ordine di bonifico non spettava a lui: doveva eseguire ordini che venivano da livelli superiori al suo”. Il presidente del Tribunale, Papanti-Pellettier, ha spiegato che il Collegio “si riserva di decidere sulle perizie”, mentre per le modalità di prosecuzione “concorda sull’esigenza che le difese e i testimoni vengano sentiti lo stesso giorno o nei giorni immediatamente successivi”. “Poiché le ferie di questo Tribunale terminano il 20 settembre, in considerazione dell’importanza di tale processo – ha annunciato Pellettier – il Tribunale è disposto ad anticipare la prosecuzione del processo al 7 settembre”. Le risposte sulle perizie verranno comunicate a tempo debito.

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