Siria: mons. Jeanbart (arcivescovo), “ad Aleppo la gente ha voglia di vivere”. L’impegno dei cristiani per la ricostruzione

“Ad Aleppo la gente ha voglia di vivere e cerca di ripartire. Le comunità cristiane locali sono presenti e attive per sostenere gli sforzi di chi continua ad amare questa città martire”. Dalla Aleppo, ufficialmente ‘Isis-free’ dal 6 luglio dopo l’annuncio dato da Mosca ma dove non si combatte più da sei mesi, a parlare è l’arcivescovo greco-cattolico della città, monsignor Jean-Clement Jeanbart. In una intervista al Sir ricorda che oggi tra le sfide più grandi per Aleppo vi è, non solo la ricostruzione materiale ma anche e soprattutto quella “della persona. La ricostruzione del corpo, della mente, dello spirito e del senso di appartenenza alla comunità”. In questo ambito le comunità cristiane locali sono molto impegnate con molti progetti e iniziative. Tra quelli portati avanti dalla comunità greco-cattolica vi è il Centro di Formazione professionale dove si formano giovane maestranze. “I nostri allievi – dice con orgoglio mons. Jeanbart – sono in continuo aumento. Questo ci dona la speranza concreta che i giovani possano trovare presto, già nei prossimi mesi e forse settimane degli impieghi nell’ambito della ricostruzione”. Stesso discorso per il Centro medico che, spiega il presule, “offre con regolarità visite mediche gratuite, per dodici specializzazioni, tra cui anche cure dentali, a centinaia di pazienti”, il Centro commerciale solidale, e le scuole. Ma sono due i progetti più significativi, quelli che cercano di fronteggiare l’esodo dei cristiani dalla città: “Costruire per restare” è il primo di questi programmi sociali.

“Fino ad oggi – spiega mons. Jeanbart – abbiamo restaurato oltre 500 abitazioni colpite dalle bombe e intrapreso la ristrutturazione dei luoghi di culto meno colpiti, dando lavoro a un centinaio di persone, tra ingegneri e operai. Abbiamo assegnato 98 prestiti a fondo perduto ad altrettanti padri di famiglia per rilanciare le loro attività economiche”. “Aleppo ti aspetta” è invece il secondo progetto che prevede il programma denominato ‘Ritorno’ e rivolto “a quei nuclei familiari che non hanno i mezzi per rientrare a casa” dopo che avevano lasciato la città per la guerra. A chi deciderà di rientrare verrà pagato il viaggio di ritorno ad Aleppo casa e offerto un aiuto per vivere dignitosamente in attesa di un lavoro. Ad Aleppo, prima della guerra (2011), vivevano 185mila cristiani, oggi stime delle Chiese locali parlano di poco meno della metà.

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