Messico: Amnesty, “le detenzioni arbitrarie affliggono il sistema giudiziario”

In Messico “la combinazione deleteria di un sistema giudiziario difettoso, gli agenti di polizia non addestrati e l’impunità in generale incoraggiano detenzioni arbitrarie e portano alla tortura, alle esecuzioni e alle sparizioni forzate”: lo ha dichiarato Amnesty International lanciando un nuovo rapporto intitolato “Falsi sospetti: le detenzioni arbitrarie della polizia in Messico”, che dimostra come la polizia in Messico trattiene costantemente le persone per estorcere confessioni in modo arbitrario. Inoltre, denuncia Amnesty, “spesso si portano prove cercando di dimostrare che si sta facendo qualcosa per affrontare la criminalità o punire gli individui per il loro attivismo dei diritti umani”. Il rapporto si basa su interviste confidenziali con i membri della polizia e del sistema giudiziario. “Il sistema giudiziario in Messico è completamente inadatto allo scopo e per questo sta deludendo il larga misura la popolazione – ha dichiarato Erika Guevara-Rosas, direttrice di Amnesty International per le Americhe -. La polizia sembra trattenere le persone per nessun altro motivo se non per fingere che siano state intraprese azioni per combattere la criminalità. In definitiva non raggiunge nulla e mette tutti nel Paese in pericolo di violazioni dei diritti umani, inclusi torture e altri maltrattamenti”.
Le detenzioni arbitrarie possono facilmente portare ad altre violazioni dei diritti umani, come la tortura, la sparizione forzata e le esecuzioni extragiudiziali. Tra i tanti casi segnalati da Amnesty quello dell’universitario e attivista per i diritti umani Enrique Guerrero Aviña, arrestato illegalmente dalla polizia federale in borghese a Città del Messico nel maggio 2013. Dal momento del suo arresto, Enrique è stato picchiato e umiliato e portato in altre località subendo torture, mentre veniva interrogato circa il suo lavoro sui diritti umani. È stato accusato di essere coinvolto nella criminalità organizzata e in un rapimento insieme altre dodici persone che avevano a loro volta detto di essere state torturate per confessare. Enrique rimane ancora in detenzione preventiva, quattro anni dopo il suo arresto. “Questa ricerca dimostra che tutti sono a rischio di detenzione arbitraria in Messico, e che si è più a rischio se si è poveri, si indossano abiti sbagliati o si lavora per difendere i diritti umani. Il sistema messicano sembra essere progettato per fare tutto ciò che serve per mantenere le carceri piene. Questo deve cambiare, e cambiare velocemente”, chiede Amnesty.

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