Perù: l’arcidiocesi di Huancayo esprime grave preoccupazione per la possibile riattivazione del complesso di La Oraya

Accade per le miniere metallurgiche di La Oraya (Perù, dipartimento di Junin) quello che scriveva il profeta Ezechiele: “Ascoltano le tue parole, però non le mettono in pratica”. È questa l’amara denuncia dell’arcidiocesi di Huancayo, guidata da mons. Pedro Ricardo Barreto Jimeno. Ad un anno di distanza da un’analoga presa di posizione relativa all’inquinamento dell’aria causato dalla presenza di biossido di zolfo prodotto dal complesso metallurgico di La Oroya (chiuso da tempo) e sui danni per le popolazioni locali, l’arcidiocesi di Huancayo ha diffuso ieri un nuovo comunicato. Nella nota si citano alcuni recenti pronunciamenti delle autorità ambientali, che hanno portato ad un innalzamento degli standard di qualità ambientale dell’aria, elevando il tetto per la presenza di biossido di zolfo da 80 a 250 microgrammi per metro cubo, nelle 24 ore. La riattivazione sarebbe un provvedimento “incomprensibile”, secondo l’arcidiocesi, in contraddizione con un recente pronunciamento del Collegio degli ingegneri del Perù. Tale scelta apre la strada all’asta prevista il 17 luglio (ed eventualmente il 27 luglio, con un ribasso del prezzo base del 15%) per l’acquisto del complesso minerario. La sua riattivazione, secondo il comunicato, “darà nuovo lavoro, ma in un ambiente di grave inquinamento dell’aria”, per cui la probabile vendita “condannerebbe nuovamente la popolazione di La Oroya a vivere in un ambiente insalubre” e “nocivo alla salute”.

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