Europa: card. Bassetti, no a “paura dello straniero”, sì a continente che guardi a “deboli e perseguitati”

“Un viaggio storico, non solo per la meta inedita, ma soprattutto per il messaggio che esso esprimeva. Francesco si faceva samaritano verso gli ultimi, i poveri e i disperati. Con un grido risuonato in tutto il mondo e che ha contribuito a gettare luce sulle migrazioni internazionali”. Così il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città delle Pieve e presidente della Cei, ricorda il viaggio compiuto dal Papa a Lampedusa l’8 luglio 2013, nel suo ultimo articolo dal titolo “Una nuova Europa” pubblicato nella rubrica “Dialoghi” de Il Settimanale de “L’Osservatore Romano” in edicola venerdì 14 luglio, già consultabile sul sito. “Grazie anche a quel viaggio – prosegue il porporato –, ci troviamo di fronte a uno scenario diverso rispetto a quattro anni fa. Uno scenario nuovo che si potrebbe riassumere così: maggiore consapevolezza, emersione di alcune paure, necessità di risposte”. A proposito della “paura nei confronti dello straniero”, che “in alcuni casi si è addirittura trasformata nella percezione di un’invasione del proprio paese o di una rottura dell’identità tradizionale di un popolo”, Bassetti afferma: “Come vescovo e come italiano, comprendo e sono vicino alle paure dei piccoli e all’angoscia di quelle famiglie che, ormai da troppi anni, stanno soffrendo per la mancanza di lavoro e per le precarie condizioni di vita. Ma non posso non richiamare l’attenzione verso il rischio di strumentalizzare queste paure. Questo è un punto delicatissimo e fondamentale. Enfatizzare e alimentare queste paure potrebbe scatenare una fratricida guerra tra poveri — tra italiani e stranieri — che va scongiurata in ogni modo”.

Di qui la necessità di “risposte e non solo chiacchiere da social network”, l’appello di Bassetti che definisce il G20 di Amburgo “un’occasione persa”. “Ci si aspettava qualcosa di più”, osserva: “Per esempio, una dura condanna dei trafficanti di carne umana attraverso la possibilità di imporre delle sanzioni Onu. E invece abbiamo assistito a un nulla di fatto che è drammatico presagio per il futuro. Futuro che passa però, inevitabilmente, attraverso la costruzione di una nuova Europa”. L’Italia, infatti, per il cardinale “non deve essere lasciata sola nella gestione degli sbarchi e della prima accoglienza”, perché “la sfida dei migranti è una questione internazionale che investe perlomeno tutta l’Europa. Da scelte condivise, da azioni concrete e dalla gioia della carità può sorgere un continente diverso: un’Europa dei popoli e ‘federata’, come ha ricordato il Papa. E viene in mente quella “nostra patria Europa” — descritta da Alcide De Gasperi nel 1954 a Parigi — in cui bisogna assicurare la pace, il progresso e la giustizia sociale. Un continente esemplare, dove ‘i popoli che si uniscono, spogliandosi delle scorie egoistiche della loro crescita, debbono elevarsi anche a un più fecondo senso di giustizia verso i deboli e i perseguitati'”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Italia

Informativa sulla Privacy