Storia: la Chiesa cattolica dell’ex Germania dell’Est celebra i trent’anni del grande incontro di Dresda

Si celebra in questi giorni a Dresda e in tutte le diocesi della ex Germania dell’Est (Ddr), il trentennale dello storico incontro, il primo ufficiale e pubblico, dei cattolici tedeschi che vivevano sotto il regime comunista che si tenne dal 10 al 12 luglio 1987. Essere cattolici nella Ddr era un rischio, i credenti erano discriminati: non era permesso studiare materie religiose, non si poteva scegliere liberamente la professione e si veniva isolati socialmente. Erano proibite riunioni pubbliche numerose. Tuttavia, il quadro iniziò a cambiare con la crisi dei regimi comunisti dalla seconda metà degli anni ’80 e a Dresda si diedero appuntamento centomila partecipanti provenienti da tutta la Ddr. La conferenza dei vescovi decise di non inserire il termine “cattolico” nel motto dell’incontro che era “La potenza di Dio – La nostra speranza”, perché l’esperienza di 40 anni di discriminazioni aveva reso la Chiesa della Ddr conscia di quali limiti dovesse rispettare, e non vennero evidenziati caratteri politici ma solo quelli pastorali. Eppure, “si trattò di una situazione quasi unica – ricorda mons. Klemens Ullman, Domdekan del duomo di Dresda –, fu come una grande riunione di famiglia che rafforzò la nostra coscienza”. All’incontrò presenziò l’allora prefetto della Congregazione della fede, il cardinale Joseph Ratzinger, in rappresentanza di Papa Giovani Paolo II, che ricevette il divieto assoluto alla partecipazione.
La messa finale, il 12 luglio 1987, fu celebrata dall’allora arcivescovo di Berlino, il cardinale Joachim Meisner (deceduto recentemente), che infiammò i fedeli nell’omelia dicendo: “Vogliamo seguire una stella diversa, quella di Betlemme”. Fu una critica non ufficiale ma reale al regime comunista: “Tutti sapevamo cosa volesse dire”, precisa Ullmann, perché la stella rossa era un simbolo del comunismo sempre presente nella vita quotidiana della Ddr.

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