Missione: mons. Galantino, “sia al centro della vita ecclesiale”. “La scuola” per impararla “è la vita di Gesù”

“La scuola per imparare la missione” è “la vita stessa di Gesù, non l’incontro con le sue immaginette”. A sostenerlo è mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, nella prima delle due relazioni al 9° Convegno nazionale dei direttori e delle equipe dei Centri missionari diocesani (Cmd), “Sognate anche voi questa Chiesa. Per una progettualità missionaria alla luce dell’Evangelii Gaudium”, che si è aperto questo pomeriggio a Sacrofano per iniziativa dell’Ufficio nazionale per la cooperazione missionaria tra le Chiese, della Fondazione Missio e del Centro unitario missionario (fino al 10 giugno). Galantino sviluppa il tema “Le vie del Convegno di Firenze per un rinnovato impulso missionario delle Chiese locali che sono in Italia”, titolo che contiene un esplicito richiamo alle “vie” del convegno ecclesiale di Firenze: uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare, tratte dall’esortazione apostolica Evangelii gaudium. “Il filo rosso che attraversa la Evangelii gaudium, grembo delle ‘cinque vie’ è il desiderio di mantenere l’annuncio evangelico – e quindi la missione – al centro della vita ecclesiale, verificando che ciò avvenga non solo di principio, ma in modo reale e fattivo”, spiega il segretario generale della Cei. Per questo, “invitati, anzi incalzati da Papa Francesco, è importante ripensare ogni azione ecclesiale per verificarne l’effettivo spirito missionario e ricalibrare tutto in base a esso”.
Secondo Galantino, “non si può assistere all’evidente calo di tensione e di attenzione missionaria senza interrogarsi e senza disporsi a percorrere strade nuove e coraggiose che invertano questa tendenza. Qualcosa va rivisto e cambiato”, e “la scuola per imparare la passione per la pienezza della vita e per la missione” è “la vita stessa di Gesù: uomo senza poteri, libero, leggero, dignitoso e alto, che nulla e nessuno ha mai potuto piegare”. Un uomo che “fa quello che è proibito, fa ciò che rende impuro e scomunica, secondo la legge: tocca il lebbroso, tocca un morto, va a pranzo nella casa di un pubblicano, si ferma a parlare con una samaritana; e che samaritana!”.

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