Migrazioni: mons. Di Tora (Cei), “aprire alla possibilità di un permesso di soggiorno umanitario anche per numerosi diniegati”

“È necessario aprire alla possibilità di un permesso di soggiorno umanitario anche per numerosi diniegati perché oggi la guerra non è soltanto quella per le armi ma c’è la guerra della siccità, della fame, della miseria”. Lo ha affermato questa mattina monsignor Guerino Di Tora, presidente della Fondazione Migrantes e della Commissione episcopale Cei per le migrazioni, intervenendo ad Agrigento alla prima Conferenza internazionale sui temi delle migrazioni. Di Tora ha ricordato che “nel periodo 2005-2015 4,8 milioni di italiani sono emigrati all’estero, con il 42% di studenti e gli altri per lavoro”, una perdita per certi versi compensata da “oltre 5 milioni di persone di 198 nazionalità diverse presenti in Italia”. Ma, da noi “l’immigrazione cresce attraverso gli immigrati che sono già presenti nel nostro Paese (ricongiungimenti e nascite) piuttosto che per nuovi lavoratori”. Provando ad individuare problemi e prospettive, il vescovo ha sottolineato che bisogna “segnalare all’Europa con preoccupazione gli esiti delle politiche di gestione dei flussi migratori” con una sorta “di selezione di nazionalità ammesse dall’Unione” che lascia “migliaia di persone escluse, senza altra prospettiva che quella di rivolgersi ai trafficanti”. I “tre hotspot di Lampedusa, Trapani e Pozzallo sono centri chiusi”, ha aggiunto Di Tora, denunciando come “sono dei lager che somigliano più a dei Cie che a dei centri di accoglienza”. Il vescovo ha poi indicato la necessità di “riuscire a dare una risposta più competente e celere alle persone che fanno domanda di protezione internazionale, riformando il sistema delle Commissioni territoriali e aumentandone il numero”. Di Tora ha concluso accennando ai corridoi umanitari e al progetto “Liberi di partire, liberi di restare” della Cei.

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