Myanmar: divieto per i musulmani di pregare in strada durante il Ramadan

Nel Myanmar (ex Birmania), Paese asiatico a maggioranza buddista, ai musulmani è stato vietato in questi giorni di pregare in strada durante il Ramadan. I musulmani rappresentano il 4,3% della popolazione: sono prevalentemente indiani, cinesi o di etnie minoritarie. Il bando – informa l’agenzia cattolica asiatica Ucanews – fa seguito alle preghiere in strada di 50 musulmani dopo che era stato vietato loro di predicare in 9 scuole islamiche, due delle quali sono state chiuse dalle autorità lo scorso 28 aprile. “In tutta la mia vita questa è la prima volta che ci viene negata la possibilità di pregare e vengono chiuse le scuole a causa dell’integralismo di alcuni gruppi buddisti fuori città”, ha detto Tim Shwe, leader musulmano di Thaketa. Secondo Phil Robertson, dell’organizzazione Human rights watch, questo “dimostra il fallimento del governo del Myanmar nella protezione della libertà religiosa”: “Moschee e madrasse devono essere immediatamente riaperte e i credenti non devono essere minacciati o criminalizzati nell’esercizio del loro fondamentale diritto a praticare la propria religione”. In Myanmar sono in corso da anni persecuzioni nei confronti della minoranza musulmana Rohingyia nello Stato di Rakhine; nel 2012 persero la vita 200 persone e 120.000 persone sono ancora costrette a vivere in campi per sfollati a causa delle violenze fomentate dalla retorica anti-islamica di una organizzazione monastica buddista “per la difesa della razza e della religione”.

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