Messico: Msf, “nessuna via di salvezza per i migranti dell’America Centrale”. 92% subisce violenze

Mothers in Tenosique migrant shelter.

In Messico “non c’è nessuna via di salvezza” per gli abitanti dell’America Centrale costretti a scappare dalle violenze in Honduras, Guatemala e El Salvador, che poi diventano vittime anche lungo la rotta migratoria verso gli Usa e il Messico: il 92,2% dei migranti e dei rifugiati visitati tra il 2015 e il 2016 ha vissuto sulla propria pelle un evento violento nel Paese di origine o lungo la rotta. È quanto denuncia oggi un rapporto dell’organizzazione medico-umanitaria Medici senza frontiere (Msf).  “La violenza inarrestabile e le sofferenze emotive patite da un numero considerevole di persone in movimento dal cosiddetto Triangolo Nord dell’America Centrale, non sono molto diverse da quelle vissute nelle zone di conflitto dove lavoriamo da decenni”, afferma Bertrand Rossier, capo missione di Msf in Messico. “Uccisioni, rapimenti, minacce, reclutamento forzato da parte di attori armati non-statali, estorsioni, violenze sessuali e sparizioni forzate sono tutte realtà di guerra e conflitti affrontate anche dalle persone nella regione dell’America Centrale”.

Il rapporto prende in esame due anni di dati medici, interviste ai pazienti e testimonianze raccolte dalle équipe di Msf attraverso consultazioni dirette. Delle 467 persone intervistate il 39,2% ha riferito di attacchi diretti o di minacce a loro stessi o ai loro cari, e di estorsione o reclutamento forzato da parte di gang come i principali motivi della fuga dai propri Paesi. Il 68,3% ha riferito di essere stato vittima di violenza durante il transito in Messico. Inoltre, il rapporto di Msf mostra come l’accesso alle cure sanitarie, ai trattamenti per la violenza sessuale e ai servizi di salute mentale durante il viaggio sia limitato o inesistente. Msf chiede ai governi nella regione — principalmente El Salvador, Guatemala, Honduras, Messico, Canada e Stati Uniti – di “assicurare alternative migliori alla detenzione e un maggiore aderenza al principio di non-respingimento. Questi Paesi dovrebbero aumentare i nuovi insediamenti formali e le quote delle riunificazioni familiari, in modo che le persone che hanno bisogno della protezione internazionale, incluso l’asilo, possano smettere di rischiare le proprie vite e la propria salute”.

 

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