Prostituzione: don Buonaiuto (Apg23), “inferno e business da 90 milioni al mese”. Urgente “fermare la domanda”

“C’è un’ industria, un business che frutta 90 milioni di euro al mese, in cui troppi ipocriti definiscono questo scempio un ‘lavoro’ “. E’ la  denuncia di don Aldo Buonaiuto, sacerdote dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII (Apg23), intervenuto oggi alla tavola rotonda “Donne: contro ogni forma di violenza”, svoltasi nell’ambito del XVIII Congresso confederale che si chiude domani a Roma, nel corso della quale è stata presentata la “Piattaforma Cisl sulla prevenzione della violenza sulle donne e sui minori” . Dopo avere ringraziato la Cisl e la segretaria generale Annamaria Furlan “per il coraggio di affrontare questo tema”, don Buoinaiuto ha ribadito: “Questo non è definibile lavoro è un inferno! Lo diceva don Benzi: nessuna donna nasce prostituta ma c’è sempre qualcuno che ce la fa diventare. Dobbiamo metterci dalla parte di chi le vuole liberare. Fate qualcosa per loro”. “Queste donne – ha spiegato – non possono uscire facilmente dal giro. Il motivo per cui tante intraprendono viaggi verso l’Europa è aiutare i propri familiari nel paese di origine. Arrivate in Italia il lavoro è un’illusione. La paura che si avverino le minacce di ritorsione le rende impotenti. L’Europa ha chiesto a tutti gli Stati membri di adottare il modello nordico: fermare la domanda. Tanti i giovani che trovano nello scherno e nel maltrattamento delle prostitute un divertimento. Gli adulti sono responsabili di questi comportamenti”. Di qui, per il sacerdote, la necessità di alzare l’asticella: “I rapporti intimi si conquistano non si acquistano. Il nostro lavoro è incoraggiare queste donne a ricominciare”, ha concluso richiamando “Questo è il mio corpo” la petizione per sostenere la proposta di legge contro la prostituzione.

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