Rinnovamento carismatico: padre Cantalamessa, “vocazione e responsabilità particolari nei confronti dell’unità dei cristiani”

Attuare una “conversione”: “da noi stessi a Dio, dalla piccola unità che è la nostra parrocchia, il nostro movimento, la nostra stessa Chiesa, alla grande unità che è quella dell’intero corpo di Cristo, anzi dell’intera umanità. È il passo ardito che Papa Francesco sta spingendo noi cattolici a fare e che i rappresentanti di altre Chiese qui convenuti mostrano di volere condividere”. Padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa pontificia, ha svolto un’ampia riflessione nel corso della Veglia di Pentecoste del Rinnovamento carismatico al Circo Massimo, alla presenza di Papa Francesco. “Già sant’Agostino aveva messo in chiaro che la comunione ecclesiale si realizza per gradi e può avere diversi livelli: da quello più alto che consiste nel condividere sia i sacramenti esterni che la grazia interiore dello Spirito Santo, a quello meno completo che consiste nel condividere lo stesso Spirito Santo. San Paolo abbracciava nella sua comunione ‘tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore nostro e loro’” (1 Cor 1,2). “Una formula – ha aggiunto Cantalamessa – che dobbiamo forse riscoprire e tornare a valorizzare. Essa ci permette di estendere la nostra comunione anche ai fratelli Ebrei messianici”.
“Il fenomeno pentecostale e carismatico ha una vocazione e una responsabilità particolari, nei confronti dell’unità dei cristiani”. Attraverso varie citazioni bibliche, padre Cantalamessa ha poi osservato: “Dio ha effuso il suo Spirito Santo su milioni di credenti, appartenenti a quasi tutte le denominazioni cristiane e, affinché non ci fossero dubbi sulle sue intenzioni, lo ha effuso con le stesse identiche manifestazioni, inclusa la più singolare che è il parlare in lingue. Anche a noi non resta che tirare la stessa conclusione di Pietro: ‘Se dunque Dio ha dato a loro lo stesso dono che a noi, chi siamo noi per continuare a dire di altri credenti cristiani: non appartengono al corpo di Cristo, non sono dei veri discepoli di Cristo?’”.

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