Rinnovamento carismatico: padre Cantalamessa, “essere uniti nella carità”

“Dobbiamo vedere in che cosa consiste la via carismatica all’unità. San Paolo ha tracciato alla Chiesa questo programma: ‘Fare la verità con la carità’” (Ef 4, 15). “Quello che dobbiamo fare non è scavalcare il problema della fede e delle dottrine, per ritrovarci uniti sul fronte dell’azione comune dell’evangelizzazione. L’ecumenismo – ha proseguito padre Cantalamessa nel suo intervento alla Veglia di Pentecoste del Rinnovamento carismatico – ha sperimentato, ai suoi inizi, questa via e ne ha costatato il fallimento. Le divisioni riemergono ben presto, inevitabilmente, anche sul fronte dell’azione. Non dobbiamo sostituire la carità alla verità, ma piuttosto tendere alla verità con la carità; cominciare ad amarci per meglio comprenderci”. “La cosa straordinaria, circa questa via ecumenica basata sull’amore, e che essa è possibile subito, è tutta aperta davanti a noi. Non possiamo ‘bruciare le tappe’ circa la dottrina, perché le differenze ci sono e vanno risolte con pazienza, nelle sedi appropriate. Possiamo però bruciare le tappe nella carità, ed essere uniti, fin d’ora. È l’unico “debito” che abbiamo gli uni verso gli altri. Le differenze non possono essere una scusa per non farlo”. Cantalamessa ha proseguito: “Cristo non ci ha comandato di amare solo quelli che la pensano come noi, che condividono interamente il nostro credo. Se amate solo costoro, ci ha ammonito, che fate di speciale che non facciano anche i pagani? Noi possiamo accoglierci l’un l’altro perché quello che già ci unisce è infinitamente più importante di quello che ancora ci divide”.
“Ci unisce la stessa fede in Dio Padre, Figlio e Spirito Santo; Gesù Signore, vero Dio e vero uomo; la comune speranza della vita eterna, il comune impegno per l’evangelizzazione, il comune amore per il corpo di Cristo che e la Chiesa. Ci unisce anche un’altra cosa: la comune sofferenza e il comune martirio per Cristo. In tante parti del mondo, i credenti delle diverse Chiese stanno condividendo le stesse sofferenze, sopportando lo stesso martirio per Cristo. Essi non vengono perseguitati e uccisi perché cattolici, anglicani, pentecostali o altro, ma perché ‘cristiani’. Agli occhi del mondo noi siamo già una cosa sola, ed è una vergogna se non lo siamo davvero, anche nella realtà”. Ma “come fare, in concreto, per mettere in pratica questo messaggio di unità e d’amore? Ripensiamo all’inno alla carità di san Paolo. Ogni sua frase acquista un significato attuale e nuovo, se applicata all’amore tra membri delle diverse Chiese cristiane, nei rapporti ecumenici”. “Beato quel servo – diceva san Francesco d’Assisi in una delle sue Ammonizioni – che si rallegra del bene che Dio fa per mezzo degli altri, come se lo facesse per mezzo suo. Noi possiamo dire: Beato quel cristiano che è capace di rallegrarsi del bene che Dio fa per mezzo di altre Chiese, come per il bene che fa per mezzo della propria Chiesa”.

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