Papa Francesco: incontro con 400 bambini dei Comuni terremotati. “Le calamità feriscono l’anima. Ma il Signore ci aiuta a riprenderci”

(L'Osservatore Romano (www.photo.va) / SIR)

“Per un periodo noi abbiamo fatto scuola di pomeriggio, perché stavamo sui moduli. Adesso, però, abbiamo delle scuole dove abbiamo ricominciato la scuola la mattina e quindi abbiamo ripreso l’orario normale”. I ragazzi dei Comuni terremotati del Centro Italia, incontrati oggi alle 12 da Papa Francesco in Vaticano, gli hanno raccontato le vicende personali e familiari, le difficoltà dei mesi seguiti al sisma. Il Papa li ha ascoltati, intrecciando con loro un lungo dialogo. Ha quindi chiesto ai bambini notizie sull’anno scolastico: “Nessuno di voi ha perso l’anno?”. Una ragazza ha risposto convinta: “No, no”. E il Papa ha ripreso: “Questo è buono”. Gaia, di Acquasanta, ha affermato: “Il 24 agosto”, data del terremoto, “tutti i miei compagni di classe, tutti quelli che frequentavano la scuola, c’è stato un grande spavento, perché non si sapeva chi era vivo, cosa era successo alla scuola, alle case degli altri… Fortunatamente, si sono salvati tutti. Ad Acquasanta non ci sono particolari danni, diciamo. Però, la nostra scuola era inagibile così poi ce l’hanno ricostruita”. Tutti hanno collaborato per ricostruirla, “e questo è buono, perché – ha spiegato Bergoglio – quando si lavora tutti insieme, tutti per lo stesso scopo, le cose vanno meglio”. Maria Vittoria, di Cascia, ha detto a Francesco: “Volevo dire che dopo il terremoto ci sono stati molti problemi. Prima siamo stati in un’azienda, poi ci hanno dato una struttura in legno. Ci farebbe piacere che tu venissi a Cascia, uno di questi giorni”.
Il Papa più avanti ha spiegato che “le calamità feriscono l’anima. Ma il Signore ci aiuta a riprenderci. Avete fiducia nel Signore voi, o no?”, ottenendo una forte risposta affermativa. Dopo aver recitato insieme ai ragazzi l’Ave Maria, il Papa ha concluso: “Una delle cose che piace più a Gesù, una delle parole che piace di più al Signore è la parola ‘grazie tante’. Io voglio ringraziare voi e dirvi ‘grazie’ per questa visita, per essere venuti qui, per essere venuti anche a ricordare quel brutto momento. Ma tutti noi dobbiamo pure dire grazie a quei ragazzi – ragazzi e ragazze – che sono venuti da Rio de Janeiro, e hanno suonato cose della mia patria che mi hanno fatto commuovere. E io invito loro ad avvicinarsi, così tutti diciamo loro ‘grazie’. Si chiamano ‘Marea del domani’: un applauso a loro!”.

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