Movimento Focolari: Trento, il 9 giugno si presenta il libro “Qui c’è il dito di Dio” di Lucia Abignente

Sarà presentato, venerdì 9 giugno a Trento, il libro “Qui c’è il dito di Dio” di Lucia Abignente, durante l’incontro “Chiara Lubich e Carlo de Ferrari. Il discernimento di un carisma”. Sulla base di un ricco apparato di fonti inedite di grande valore storico, spirituale e di pensiero, lo studio illumina passaggi decisivi e sostanzialmente inesplorati della storia del Movimento dei Focolari (Opera di Maria). “Nella storia di Chiara Lubich e dell’Opera di Maria, più conosciuta come Movimento dei Focolari, che da lei ha avuto origine a Trento negli anni della Seconda guerra mondiale – si legge nell’introduzione del libro -, è all’arcivescovo del luogo, mons. Carlo de Ferrari, che si deve il primo autorevole discernimento dell’agire di Dio in quanto stava nascendo. La comprensione convinta – ‘Qui c’è il dito di Dio’ – dimostrata al primo approccio con l’esperienza che si stava diffondendo intorno a Chiara e alle sue prime compagne fu, negli anni a seguire, confermata da un agire coerente e costante dell’arcivescovo, che con sapienza, perseveranza e amore paterno accompagnò Chiara e il Movimento negli anni delicati e complessi dello studio di esso da parte della Chiesa di Roma”.
“Mons. Carlo de Ferrari – si osserva nell’introduzione – avrebbe potuto anche spegnere la scintilla di quel fuoco che da lì a poco sarebbe dilagato nel mondo. Da parte sua, la Lubich avrebbe potuto scoraggiarsi nelle vicissitudini che accompagnarono il lungo studio da parte della Chiesa di Roma e non viverle in una dimensione di fede e di obbedienza dettata da un amore che ‘va oltre ogni misura’. Nella prospettiva dell’oggi non c’è che da rendere grazie a Dio per quello sguardo acuto e lungimirante dell’arcivescovo nel riconoscere l’operare divino, nell’approvare e benedire, lasciando intravedere la fecondità del carisma grazie alla sua ecclesialità. Da quel momento diventò impegno comune, per lui e la giovane fondatrice, cercare pazientemente il modo perché quel qualcosa di nuovo, nato così imprevedibilmente, potesse un giorno trovare un posto nella struttura ecclesiale, quasi ‘dilatandola’, così da poter accogliere anche altre realtà simili, che, negli anni, porteranno a quella fioritura dei movimenti ecclesiali che la Chiesa ha conosciuto dopo il Concilio Vaticano II”.

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