Pastorale: don Rufini (Norcia), “dal sisma l’occasione per provocare un terremoto interiore”

(Torino) – “Con il terremoto abbiamo scoperto che potevamo fare tanto, soprattutto offrire l’esperienza di qualcosa che nella vita ordinaria rischia di diventare sfuggente. Potevamo provocare un terremoto interiore che cambia il punto di vista da cui guardare la vita, partendo da quelle periferie che talvolta abitano anche tra le nostre mura domestiche”. Lo ha affermato questa mattina don Marco Rufini, parroco a Norcia (Pg), intervenendo a Pianezza (To) alla tavola rotonda nell’ambito della 67ª Settimana nazionale di aggiornamento pastorale del Centro di orientamento pastorale. Raccontando l’esperienza di questi mesi, don Rufini ha osservato che “siamo una Chiesa presente tra la gente per camminare accanto, per intervenire concretamente, per riallacciare reti di relazioni”. “Quando lo Stato agisce – ha notato – traccia una linea e non usa il principio ‘partiamo dagli ultimi’. C’è sempre qualcuno che resta sotto questa linea”, per cui in più di un caso bisogna pensare ad interventi mirati sulle singole persone. “Il terremoto distrugge i punti di riferimento e disgrega il tessuto sociale”, ha rilevato don Rufini, aggiungendo che “abbiamo capito che non dobbiamo ricostruire ciò che c’era ma dobbiamo ricomporre i pezzi per fare qualcosa di migliore, sia da un punto di vista delle strutture ma anche dal punto di vista della comunità”. “La solidarietà è stata davvero un fiume in piena”, ha proseguito, sottolineando che “a volte è però una solidarietà malata, che non parte dai bisogni di chi mi sta davanti ma ha come punto di riferimento l’io”.

Per don Rufini, dopo il terremoto “la prima necessità è ricostruire i cuori”, perché “il danno più grande che fa un terremoto si chiama paura”. “Abbiamo notato una sfiducia nelle istituzioni, anche intraecclesiale”, ha raccontato il sacerdote, rilevando come “la burocrazia ha un grande potere ‘periferizzante’ ed è un ambiente particolarmente accogliente per l’illegalità. Ma più le cose sono semplici, più è difficile nascondersi”. Don Rufini ha poi puntato il dito contro le etichette: “non sono ‘il parroco del terremoto’ o ‘il parroco dei terremotati’. La peggiore etichette di tutti è quella dell’eroismo: non facciamo passare come eroiche le cose normali”. Il sacerdote ha infine rilevato che “sono crollate le Chiese ma non è crollata la fede” e che “il centro di comunità che è stato recentemente inaugurato, la prima opera che si è vista a Norcia, è un segno di speranza”.

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