Diocesi: mons. Tessarollo (Chioggia) su mancato sblocco fondi a scuole paritarie, “Stato ritardatario e inadempiente”

“Stato sempre ritardatario e inadempiente. Ma i loro mega stipendi, spesso a sbafo, non ritardano mai! Istituzioni irresponsabili e volutamente oppressive e culturalmente arretrate”. È lapidario il commento di mons. Adriano Tessarollo, vescovo di Chioggia, al comunicato di allarme dell’Associazione genitori scuole cattoliche (Agesc) sul mancato sblocco  dei fondi alle scuole paritarie. Mons. Tessarollo affida il suo giudizio alle colonne del numero in uscita del settimanale diocesano “Nuova Scintilla”, che riporta anche il comunicato dell’Agesc. A conclusione dell’anno scolastico il decreto del ministero delle Finanze è alla Corte dei Conti per la disamina. “Se tutto andrà bene – si legge nel documento – per metà luglio verranno sbloccati i fondi da destinare agli Uffici scolastici regionali. Nell’ipotesi più ottimistica i soldi potrebbero arrivare a metà agosto, altrimenti si arriverà a settembre. Non ricevendo compensi fino a fine estate molti insegnanti saranno costretti a lasciare le paritarie”, già “allo stremo”. “Sono più di 350 gli istituti chiusi in 5 anni – denuncia il comunicato -. Ed altri mancheranno all’appello a settembre. I 500 milioni da sbloccare rappresentano un’inezia: 500 euro/anno per ogni allievo, contro i 7.000 di costo annuo per lo Stato di un allievo alla statale”.

“Chiediamo che vengano chiusi tutti i diplomifici – afferma Roberto Gontero, presidente Agesc – ma al contempo vengano garantiti i diritti costituzionali dei ragazzi e quelli dei genitori, di scegliere liberamente la scuola per i figli. I sistemi scolastici statale e paritario devono essere virtuosamente concorrenziali. In Italia vince il centralismo e le scuole paritarie agonizzano”. Gontero chiede “piena attuazione del dettato costituzionale e della legge 62/2000. Se una risorsa educativa come la scuola paritaria dovesse chiudere, lo Stato si troverebbe sul groppone nuovi oneri per oltre 7 miliardi. Ne basterebbe uno per garantire il pluralismo educativo presente in Europa”. Invece, conclude, “arriva perennemente in ritardo il modesto contributo di 500 euro per allievo e sempre più spesso in alcune regioni i fondi rimangono invischiati nei meandri di una burocrazia cieca e soffocante”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Italia

Informativa sulla Privacy