Fine Ramadan: mons. Spreafico (Cei), “una forza di pace e di amore si sprigioni in Italia e nel mondo”

“Quando ci si si mette sinceramente e umilmente di fronte a Dio, non si può che sprigionare da se stessi una forza di pace e di amore, che nasce dalla preghiera. L’Italia e il mondo hanno bisogno di uomini e donne di preghiera e di fede”. Lo dice al Sir monsignor Ambrogio Spreafico, vescovo di Frosinone e presidente della Commissione Cei per l’ecumenismo e il dialogo, in occasione della fine del mese sacro di Ramadan che i musulmani di tutto il mondo si apprestano a vivere questa sera.
Il Ramadan – osserva il vescovo – “è un mese di digiuno e digiuno significa purificazione di se stessi e, quindi, avvicinamento a Dio. Credo che quando una persona si mette davanti al Signore, Dio agisce”. Monsignor Spreafico sottolinea come, purtroppo, questo fine Ramadan sia stato contrassegnato da molti attentati in molti Paesi islamici: l’ultimo attacco in ordine di tempo alla grande moschea de La Mecca, sventato dalle forze di sicurezza saudite. In Pakistan due violente esplosioni hanno lasciato sul terreno 36 morti e centinaia di feriti. Per l’Afghanistan è stato il mese con più vittime dagli ultimi 15 anni.
“In questo tempo in cui le religioni sono talvolta viste come fautrici di violenza – dice il vescovo – occorre ribadire che nelle religioni, in tutte le religioni, c’è una radice di pace che è comune”. Tale radice è emersa, in questo mese, “nella condanna degli attentati terroristici, che purtroppo continuano ad esserci e colpiscono cristiani e musulmani”. “Quando Gesù risorge, la prima cosa che dice ai Discepoli, è: Pace a voi! È quanto ripetiamo oggi, pace a voi! O noi riscopriamo queste radici comuni della pace oppure siamo destinati ad essere uomini e donne contrapposti!”.

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