Don Milani e don Mazzolari: mons. Debernardi (Pinerolo), “non dimentichiamoli. Imitiamoli”

“Grazie, Papa Francesco, per la tua visita a Bozzolo e Barbiana. Leggendo i due discorsi mi sono convinto ancora di più di quanto è bella la missione del prete che gioca tutta la sua vita con la gente che il Signore gli affida”. È quanto scrive il vescovo di Pinerolo, monsignor Pier Giorgio Debernardi, nell’editoriale pubblicato sull’ultimo numero di “Vita Diocesana Pinerolese”. “Quanti preti così – rileva – abbiamo avuto anche nella nostra diocesi”. “Non dimentichiamoli. Essi hanno inteso la parrocchia come casa dalle porte sempre aperte, come ‘focolare che non conosce assenze’. Imitiamoli”, l’invito del vescovo. Rispetto al ministero di Mazzolari e Milani, mons. Debernardi ricorda due episodi. Il primo di Mazzolari, “quando nel 1956, egli venne ad Ivrea a predicare la missione cittadina, che però non riscosse molto successo”. “Non ricordo più le parole di don Mazzolari, ma ho ancora negli occhi quel crocifisso che egli alzava come segno di speranza e di redenzione”, racconta il vescovo, ammonendo che “mostrare il crocifisso è la missione del prete” perché significa “far incontrare ogni persona con l’amore di Dio”, “avere del buon senso” e “credere nella misericordia”. Di don Milani “ho letto, quando ero giovane prete, ‘Esperienze pastorali’ e ‘Lettera a una professoressa’” e “conservo nella memoria la bella esperienza che feci con il gruppo scout della mia parrocchia: una camminata sino a Barbiana”. “Forse, allora, non comprendevo completamente la ricchezza della sua personalità e la profondità della sua profezia”, ammette, aggiungendo che “mi colpiva più l’incidenza sociale e politica del suo fare scuola partendo dagli ultimi e dai poveri”. “Mi affascinava la sua figura che classificavo come ‘contestatore’ e coraggioso innovatore in campo educativo” e – prosegue – “non riuscivo ad andare più in profondità e a capire che tutto il suo agire aveva le radici profonde in una fede totalizzante che si esprimeva nel donarsi totalmente al Signore e alla piccola comunità di cui era diventato pastore”.

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