Rifugiati: p. Ripamonti (Centro Astalli), soluzioni rischiano di essere peggiori del male

“Il tema della mobilità è entrato prepotentemente nelle agende politiche, condizionandole e determinando reazioni anche scomposte: le soluzioni prospettate a volte sembrano essere peggiori del male da cui milioni di persone stanno fuggendo”. Lo ha affermato padre Camillo Ripamonti, direttore del Centro Astalli, che, in apertura dell’incontro promosso in occasione della Giornata mondiale del rifugiato, ha denunciato che si rischia “di indebolire l’istituto giuridico della protezione internazionale che rappresenta l’espressione del rispetto della dignità”. “In Europa – ha spiegato – c’è il tentativo di dare un tempo, cinque anni, alla protezione internazionale, come se la vita dei rifugiati non fosse già frantumata, mentre in Italia la legge 46, che abolisce un grado di giudizio, indebolisce ulteriormente i diritti di persone i cui diritti sono già stati violati”.
Presentando la Campagna “Rifugiati, l’umanità non si arresta”, padre Ripamonti ha evidenziato che quello attuale “è un momento delicato per le migrazioni” e ha ricordato che “sono 65 milioni e 600mila le persone che scappano, oltre 20 milioni quelli che attraversano i confini e 40 milioni i rifugiati interni”.
Ma, ha scandito, “l’umanità non si arresta, non si detiene, né nei Paesi di provenienza né in quelli di transito con accordi che esternalizzano le frontiere né facendo finta che i corridoi umanitari siano la soluzione, mentre si lasciano morire in mare moltissime persone”. “La nostra – ha concluso – sarà una società migliore se la nostra umanità saprà accogliere l’umanità in fuga che la storia ci insegna non si può arrestare”.

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